Federer, grande e non esclusivo
mercoledì 21 settembre 2022
Siamo tutti consapevoli della necessità assoluta di avere esempi a cui ispirarci, ne sentiamo l'esigenza soprattutto quando i tempi sono difficili. Lo sport, quello olimpico e, perfino di più, quello paralimpico, è un contesto all'interno del quale spesso ci si rivolge nel tentativo di cercare ispirazione. Le grandi imprese sportive, i grandi campioni, le grandi campionesse, sono modelli a cui tutti noi, e in particolare i giovani, guardiamo con attenzione.
È evidente che lo sport non sia un mondo perfetto, tutt'altro. È un mondo assolutamente reale, con i suoi pregi e i suoi difetti, con modelli che non sono solo positivi, non c'è dubbio. Tuttavia, se qualche volta nella storia dello sport, si capita di fronte ad atleti a cui tutto il mondo guarda con rispetto assoluto, un motivo c'è. Ed è il motivo che ha fatto sì che la lettera di addio al tennis di Roger Federer abbia ricevuto un'attenzione (e una dimostrazione di affetto) planetaria.
Roger Federer è stato un atleta pressoché perfetto. Ha dominato il gioco, lo ha rivoluzionato anche nel suo aspetto estetico ed etico: mai un atteggiamento o una parola fuori posto. Eppure Federer è stato un ragazzo con tutte le complicazioni dell'adolescenza, come racconta Emanuele Atturo in un libro che si intitola: «Roger Federer è esistito davvero» e che ricorda i primi anni di un tennista predestinato, ma dal carattere non facilissimo. Federer ci insegna che la strada verso il successo non è lineare, e che i traguardi raggiunti precocemente in una data disciplina non ci dicono molto sul successo futuro.
David Epstein, un divulgatore scientifico americano, nel suo saggio "Range" ha esaminato i primi passi mossi nel mondo sportivo da parte di Tiger Woods e Roger Federer, il primo visto come l'esempio di atleta dedicato fin dalla precocissima infanzia in maniera esclusiva alla sua disciplina, il golf, il secondo descritto nell'atto di provare diversi sport, senza obiettivi chiari in termini di record da battere e nessuna intenzione di diventare il migliore al mondo. Epstein ritiene che specializzarsi molto presto non aiuti la motivazione, né sia predittivo di successo nel tempo; al contrario, le abilità sviluppate attraverso la pratica di discipline diverse porteranno tutte i loro frutti nel momento in cui l'atleta deciderà in quale sport perseguire la via del professionismo. Secondo Epstein il tennista svizzero è un esempio eccellente di chi ha praticato svariati sport da ragazzino, giocando per divertirsi e scegliendo il tennis agonistico a un'età già piuttosto avanzata.
In contrasto, Tiger Woods ha ricevuto in mano la sua prima mazza da golf quando aveva sette mesi, e fondamentalmente, da quel momento, non ha fatto altro. Entrambi, Federer e Woods, sono divenuti stelle straordinarie nei loro rispettivi campi, ma ci piace pensare che tutto ciò che Federer è diventato anche fuori dal campo di tennis, possa essere ascritto a un modo di avvicinarsi allo sport multidisciplinare e capace, così, di formare davvero il carattere.
Insomma, ora che non avremo più la fortuna di vederlo su un campo da tennis ci resta una sua grande lezione: non è l'iperspecializzazione precoce il segreto del successo, neppure di quello sportivo, ma la capacità di confrontarsi con la ricchezza delle differenze.
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