giovedì 10 luglio 2003
Le false opinioni assomigliano alle monete false: coniate da qualche malvivente, sono poi spese da persone oneste, che perpetuano il crimine senza sapere quello che fanno. Pensatore controcorrente e polemista ostile a tutto ciò che avesse una qualche parvenza di avversione alla tradizione cattolica, nemico giurato dell'Illuminismo e coerente e appassionato teorico della Restaurazione, il conte Joseph de Maistre (1753-1821) ha talora battute folgoranti e intuizioni creative. Da una delle sue opere, Le serate di Pietroburgo (1812), che non avevo mai letto scopro - in mezzo a tante pagine non sempre avvincenti - questa osservazione significativa. È capitato a tutti di aver adottato opinioni e notizie senza vagliarle, di averle forse anche diffuse per scoprire poi che erano del tutto infondate. È la stessa vicenda di certe monete false che circolano nelle mani innocenti delle vittime dei raggiri e che poi, inconsapevolmente, entrano nel circuito degli affari, delle relazioni, dei commerci. La falsità esplicita e clamorosa è più facilmente riconoscibile e può essere additata all'attenzione di tutti, smentita e persino sbeffeggiata. Ma c'è una menzogna più sofisticata, rivestita della parvenza di vero: essa può correre in più direzioni senza che la si possa smascherare e lentamente si trasforma in verità per coloro che non si sottopongono alla fatica della verifica e della critica. L'immagine dei lupi in vesti di agnello escogitata da Gesù è certamente forte, ma calza a molti inganni contrabbandati come limpide e fondate certezze. È, allora, necessario una sorta di vaccino costante che risvegli mente e coscienza di fronte a ogni opinione e dottrina perché «niente sembra vero che non possa sembrare falso» e viceversa (Montaigne).
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