Esplode la protesta del latte in Sardegna
domenica 10 febbraio 2019
Blocchi delle strade, latte rovesciato, la solidarietà della popolazione locale, una sorta di distratta attenzione da parte del resto d'Italia. La protesta che sta andando in scena in questi giorni in Sardegna sa di antico, anche se è frutto dei più feroci meccanismi della moderna economia di mercato. Protagonisti i pastori sardi e il loro latte di pecora, pagato talmente poco da non coprire i costi per produrlo.
È il frutto dei rapporti difficili nell'ambito di una filiera lattiero-casearia – quella del Pecorino romano Dop –, che nonostante l'eccellenza del prodotto stenta a trovare un equilibrio. I termini sono semplici: gli industriali offrono agli allevatori 60 centesimi al litro di latte, troppo poco per chi si alza alle cinque del mattino per la prima mungitura che sarà ripetuta nel pomeriggio per ottenere da ogni pecora circa un litro di latte al giorno. Il risultato – ha spiegato la Coldiretti in una nota –, è che 12mila stalle sono spinte verso la chiusura. A quel punto, la materia prima per uno dei formaggi italiani più noti al mondo scarseggerà talmente tanto, da metterne in forse la produzione. Senza contare tutto il territorio che per secoli è stato "formato" dall'allevamento. Tant'è però, ad oggi, dopo una riunione senza conclusioni positive, gli allevatori continuano a protestare, a rovesciare latte in strada (con un gesto che ogni volta scuote le coscienze di molti) e addirittura a bloccare la squadra di calcio del Cagliari pur di farsi sentire. Si pensa anche alle vie legali, visto che una legge prevede sanzioni per chi «abusando della propria maggior forza commerciale, imponga condizioni contrattuali ingiustificatamente gravose, ivi comprese, ad esempio: qualsiasi patto che preveda prezzi particolarmente iniqui o palesemente al di sotto dei costi di produzione». Si prospetta così non solo un braccio di ferro per le strade dell'Isola, ma anche nei tribunali. Ma gli allevatori sardi pare le vogliano tentare tutto per venire fuori da una situazione ormai difficilissima. La Sardegna, d'altra parte, è nel Mediterraneo la terra in cui è più alta la concentrazione di pecore: quasi due ogni abitante, 2,6 milioni di animali per 1,5 milioni di persone. Coldiretti poi fa notare: «Negli ultimi dieci anni in Italia è scomparso un milione di pecore per colpa di scelte industriali irresponsabili». Esattamente quello che non dovrebbe accadere nel Paese che ha nell'agroalimentare uno dei punti di forza riconosciuti in tutto il mondo.
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