“Eccomi”, Tv2000 racconta la chiamata
martedì 1 dicembre 2020
«Preti si nasce o si diventa?». «Bella domanda», dice don Matteo Prosperini, parroco di Galliera in diocesi di Bologna. Bella domanda perché la risposta non è facile. C'è però una certezza, la chiamata, alla quale segue uno spazio, un intervallo in cui si gioca il famoso «Eccomi», che don Matteo assieme ad altri sette "colleghi" ha raccontato a cuore aperto davanti alle telecamere di Tv2000 nella docuserie di Gianni Vukaj e Beatrice Bernacchi, Eccomi, in onda la domenica alle 18,30 e in replica il lunedì in seconda serata. Si è persino commosso don Matteo ricordando il giorno della sua ordinazione. E pensare che in seminario c'era andato per prova con la certezza che non ci sarebbe rimasto a lungo. Adesso si occupa degli ultimi, senza però rinunciare alle sue passioni come la corsa, che lui reputa una disciplina spirituale, più di testa che di gambe, tanto da regalarsi l'anno scorso, per il suo quarantaduesimo compleanno, i 42 chilometri della maratona più famosa del mondo, quella di New York. E c'è chi, come don Dante Carraro, che da ragazzino faceva il chierichetto per mettersi alla Comunione di fronte alla fila della ragazzina che gli piaceva e che ora, come direttore di Medici con l'Africa Cuamm, assiste i bambini malati di malaria. Da domenica prossima conosceremo altre storie vocazionali, due per volta, a partire da don Alfredo De Marsico, missionario in Messico, e dal monaco benedettino Bernardo Gianni, abate di San Miniato al Monte (Firenze). Tutte raccontate in un quarto d'ora, con uno stile asciutto, in forma di testimonianza diretta, ricorrendo al solo ausilio dell'album delle foto e a qualche bella inquadratura che non manca mai nei lavori di Gianni Vukaj e Beatrice Bernacchi, che hanno già firmato documentari come L'estate più bella e Il dono della Luna, dimostrando capacità creative e autoriali nell'affrontare anche temi tra loro diversi come la disabilità o la lotta alla mafia, senza nessuna retorica, come anche in questo caso di Eccomi, che racconta la vita di uomini come tutti gli altri capaci, però, di donarsi totalmente agli altri. Ed è bene raccontare questi sacerdoti, anche per non fare come con don Roberto Malgesini di cui abbiamo saputo troppo tardi del bene che faceva.
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