Ecco la concretezza dell’amore: una visita e un gesto di speranza
mercoledì 27 dicembre 2023
Per introdurre una meditazione sulle letture di Natale (messa del giorno) Gaetano Piccolo, gesuita, docente alla Gregoriana nonché titolare del blog “Rigantur mentes”, fa una considerazione che il titolo del post riassume così: «Basta il pensiero! L’amore al tempo degli influencer» (bit.ly/3RVaaD8). Il suo sguardo si posa inizialmente su quanto, complici le pratiche vigenti nell’ambiente digitale, «stiamo perdendo il valore dei fatti». La realtà «sembra dominata dall’apparenza: basta proporre un video per cancellare un errore!», dice, e subito ci fa pensare a una serie di scuse mediatiche di cui Chiara Ferragni è solo l’ultimo, vistoso esempio – per il quale rimando a quanto ha appena scritto Massimo Calvi qui su “Avvenire” (bit.ly/48cMiAJ). «Ci siamo convinti che le parole e la persuasione siano più importanti della concretezza delle cose», prosegue padre Piccolo, estendendo la sua analisi critica all’ambito ecclesiale: «Anche nella pastorale contano le locandine, i post, la divulgazione», un’iniziativa può persino non raccogliere adesioni, «ma ciò che conta è che sia visibile». Eppure «non ci possiamo sottrarre al potere dei fatti… se vogliamo amare una persona abbiamo bisogno di dimostrarlo attraverso azioni concrete». Un lungo post comparso ieri sul profilo Facebook di Arturo Lania (bit.ly/41FBs3Y), magnanimo follower di questa rubrica, mi offre l’esempio di un “pensiero” che, in queste giornate festive, si fa concreto gesto d’amore. Si tratta di una confidenza che lui stesso riceve come «dono imprevisto», condividendolo con estrema delicatezza: una figlia che in occasione delle feste andrà in visita alla madre malata, immobile e forse non più in grado di riconoscerla. Le porterà in regalo un carillon, nell’aspettativa che quel «magico oggetto», con la sua melodia, «possa raggiungere l'intimo del cuore della mamma». L’autore del post immagina i pensieri dell’amica con tanta partecipazione che, se stesse scrivendo su un diario di carta, vedremmo i segni della sua commozione, mentre ne incoraggia la speranza: «Non so mamma se puoi sentire veramente, ma lo spero tanto, vorrei farti sapere quanto ti amo. Forse facoltà speciali, che non sappiamo vedere, ora sono al lavoro per accogliere il segno che ti ho portato; per parlarti del legame che non si potrà mai sciogliere tra noi». © riproduzione riservata
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