“Cultura moderna” sa solo di vecchio
mercoledì 30 novembre 2016
Risolto il quesito di fondo, il gioco sarebbe fatto. Invece, siamo ancora qui a domandarci perché mai s'intitoli Cultura moderna il game show ideato da Antonio Ricci, condotto da Teo Mammucari con la regia di Riccardo Recchia, in onda su Italia 1, dal lunedì al venerdì alle 20.20? Non lo si capisce, anche perché lo scopo del programma è indovinare l'identità di un personaggio misterioso e per farlo cinque concorrenti si esibiscono uno dopo l'altro in varie prove: dal bartender alla cantante, dal ventriloquo al violinista. Alla fine di ogni numero ricevono un voto in base al quale avere altrettanti indizi sull'identità del personaggio misterioso. Gli indizi si accumulano sino alla fine dell'ultima esibizione. Una volta stilata la graduatoria dei concorrenti, al primo classificato viene data la possibilità di scegliere fra cinque opzioni quella che ritiene corrispondente al nome da indovinare. Prima, però, cede gli altri quattro nomi ai restanti concorrenti. Il vincitore della puntata accede alle semifinali. I primi classificati nelle varie gare, che però non hanno indovinato il personaggio misterioso, partecipano all'eventuale ripescaggio per le semifinali. Al vincitore della finalissima andranno centomila euro. Per la cronaca, il primo personaggio da indovinare, lunedì scorso, era un assonnato Fiorello visto che tutte le mattine si alza alle quattro per preparare la sua Edicola Fiore. Gli indizi per indovinarlo erano tutt'altro che impossibili: non ha un nome d'arte, ha paura di volare, Baudo l'ha bocciato, ha una compagna bionda, non ha mai fatto reality, ha cantato a Sanremo, i suoi primi successi televisivi nascono a Milano... Nello studio di Cologno Monzese il pubblico ha durato fatica a trattenere il nome, mentre con i suoi gridolini appariva decisamente sopra le righe e fuori luogo il personaggio gay del cabarettista Carlo Kaneba, che insieme alla showgirl Laura Lena Forgia (molto generosa nel proporsi alle telecamere), affianca Mammucari tornato alla guida di Cultura moderna a dieci anni dalla prima edizione. Ma a parte la curiosità della sigla cantata dal critico d'arte Philippe Daverio e un minimo di attesa finale per il personaggio segreto (che però appare solo in video e non in carne e ossa, come succedeva un tempo), resta ben poco da segnalare per questo ritorno del vecchio access prime time di Italia 1.
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