“Criminal minds...” fiction senza rispetto
mercoledì 5 luglio 2017
Domenica sera su Rai 2 è partita la seconda stagione di Criminal minds beyond norders («Menti criminali oltre i confini»). Al centro della vicenda l'unità dell'Fbi specializzata nel ritrovare in giro per il mondo cittadini statunitensi vittime di omicidi o sparizioni. Un classico crime drama con tutti i personaggi e gli elementi del genere: l'investigatore di lunga esperienza, l'agente speciale, il veterano dell'esercito, il medico legale, il tecnico analista, la poliglotta e tanta tecnologia con la squadra in esterno che si interfaccia sempre con un super informatico alla base. Tutto viene riletto a stelle e strisce, anche i delitti del maniaco di Firenze, autore di una serie di otto duplici omicidi avvenuti fra il 1968 e il 1985 nelle campagne del capoluogo toscano. In genere venivano colpite coppie che si appartavano in auto. L'inchiesta, una delle più complicate nella storia del crimine, portò alla condanna in via definitiva di due uomini, i cosiddetti “compagni di merende”, Mario Vanni e Giancarlo Lotti. Mentre Pietro Pacciani, condannato in primo grado e assolto in appello, è morto prima di essere sottoposto a un nuovo processo per l'annullamento da parte della Cassazione della sentenza assolutoria. Fin qui i fatti reali da cui Criminal minds beyond borders prende spunto per immaginare, nel primo episodio di quest'anno, il ritorno del maniaco decenni dopo coinvolgendo tra le proprie vittime anche cittadini americani. Nella ricostruzione colpiscono subito le ambientazioni: vedute di Firenze inesistenti, inquadrature di Siena e di San Gimignano fatte passare per il capoluogo toscano. Mentre sul fronte del pluriomicida (tale dottor Domenico Scarpa nella fiction) si va a rispolverare una delle prime e smentite ipotesi che si trattasse di un chirurgo o comunque di un medico a causa del suo infierire sulle donne con amputazioni di parti intime. Per di più si introducono giustificazioni pseudo religiose. Si parla di «gran peso delle radici cattoliche» e di «complesso di Dio». Insomma, è vero che tutto è finzione, ma forse un minimo di aderenza alla realtà o quantomeno di rispetto non guasterebbero di fronte a fatti che hanno segnato profondamente la vita di una città e di tante persone che piangono ancora i loro familiari, visto che in quasi tutti i casi le vittime erano molto giovani.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: