Cordelli riscopre Piovene contro Roma e il folklore in cui sono cadute le regioni
sabato 5 novembre 2011
Questo è solo un consiglio di lettura. Dentro un breve libro labirintico e passionale di Franco Cordelli, L'ombra di Piovene (Le Lettere), trovo riprodotto un saggio dello stesso Piovene scritto nel 1975 e intitolato Contro Roma. Il rapporto di questo saggio con quanto scrive Cordelli sulla figura di Piovene non
mi è del tutto chiaro, se non in un punto: il riconoscimento dell'eccezionale intelligenza che fa di Piovene, secondo Cordelli, «uno degli eroi intellettuali del XX secolo».
Il saggio Contro Roma potrebbe giustificare da solo un'apologia. Si tratta di poco più di venti pagine e non ce ne è una da trascurare. Vi si parla di unità d'Italia, identità nazionale e soprattutto di Roma in quanto capitale sbagliata. Citerò alcune righe per invogliare a leggere e a riflettere sull'intero saggio. «Cerco di figurarmi Roma» dice Piovene «prima dell'annessione (...) una città laziale, decadente,
meravigliosa, di ruderi, palazzi, templi, conventi, sotterranei, colonne, cupole, obelischi, fontane, case popolari cadenti». Ma ecco: «Il maggiore scrittore italiano legato al Risorgimento, Manzoni, non ebbe mai voglia di andarci (...) Cavour non andò a Roma: trovava più vicina Londra. Vittorio Emanuele II scese a Roma soltanto per obbligo e malvolentieri».
Più che una capitale politica, Roma è un teatro e per questo gli intellettuali vi si sono stabiliti: «per mondanità (alcuni), per guadagno, per reclamizzarsi, in quanto Roma è un palcoscenico, ma nemmeno essi e le loro ambasce mentali sono riusciti a farne una città problematica, e tanto meno sofferente». Più che una capitale culturale, Roma sembra un luogo di vacanza. «Tra Roma e le diverse parti d'Italia, non si sa quale sia più attiva nel corrompere l'altra». Ma se si cerca «una cultura diversa da quella accentrata su Roma» non si trova che «solitudine, malumore e malinconia». Per questo, dice Piovene, «c'è il pericolo che le regioni si buttino al folklore». E così è stato: folklore ideologico o folklore criminale.
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