sabato 26 maggio 2007
Volata sei, fuggita come una colomba / e ti sei persa là, verso oriente. / Ma son rimasti i luoghi che ti videro / e l'ore dei nostri incontri. / Ore deserte, luoghi per me divenuti un sepolcro / a cui faccio la guardia. Durante la mia vita tra le mani mi sono passate decine di migliaia di libri; tanti ne ho donati, tanti sono andati dispersi, molti li ho conservati in luoghi differenti. Ebbene, nella mia casa paterna ho ritrovato, su una delle tante pareti a scaffali colmi di volumi, l'antologia in tre tomi di Poeti e prosatori italiani del mio liceo (Sansoni 1959): autore è Carmelo Cappuccio e tutte le pagine portano a matita le annotazioni frutto delle mie letture di allora. In una delle ultime pagine ritrovo questi versi malinconici di Vincenzo Cardarelli (1887-1959). Trasparenti come sono, possono essere riletti da tutti coloro che in questo mese, tradizionalmente riservato a molte celebrazioni nuziali, ricordano con nostalgia la moglie o il marito che se ne sono già andati nella morte. La colomba nel Cantico dei cantici è il simbolo dell'amore, mentre nella tradizione cristiana diventa un'immagine dell'anima. Entrando in casa, oppure ripercorrendo le strade della città, visitando i luoghi in cui si era insieme, sembra quasi di essere davanti a un sepolcro ove è custodita la storia della persona amata, volata via come una colomba. È sempre con emozione che i ricordi affollano mente e cuore e spesso sono sorgente di dolcezza e non solo di dolore. Nostalgia e serenità permangono, nonostante il vuoto della lontananza, perché alla radice c'era un amore puro, autentico, generoso che intrideva e irradiava tutta una vita, i luoghi e i tempi. Le coppie che ora si sposano dovrebbero saper costruire proprio questa esperienza.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: