Come fanno i bambini ad amare questo calcio?
mercoledì 1 dicembre 2021
Il calcio ha di nuovo scoperto (o riscoperto) il suo lato peggiore? Nel giro di una manciata di ore scoppia l'ennesimo terremoto finanziario e, nel giorno in cui tutti i calciatori scendono in campo con un segno rosso sul viso per schierarsi simbolicamente al fianco della lotta contro la violenza di genere, al termine della partita Empoli-Fiorentina a un tifoso viene in mente di dare una manata sul fondoschiena a una giornalista che stava cercando di fare il suo lavoro, fra risate goliardiche e una reazione, diciamo così, balbettante del conduttore da studio. L'enormemente grande (i milioni e milioni di euro delle plusvalenze, un sistema largamente condiviso che somiglia sempre più al metodo delle bolle finanziarie) e il desolatamente piccolo, come il gesto inqualificabile di una persona che, come ha dichiarato lui stesso, ha nella migliore delle ipotesi mostruosamente sottovalutato l'impatto e il significato di ciò che stava facendo: «Avevamo perso e ho fatto quel gesto in un momento di stizza e per goliardia. Non avrei mai pensato a tutto quello che sta succedendo. Il mio avvocato sta cercando l'avvocato della giornalista: voglio farle le scuse ufficiali».
Che cosa hanno in comune questo infinitamente grande e questo desolatamente piccolo? Che c'entra una gestione diffusa (verrebbe da aggiungere non solo in Italia) di un sistema economico dopato e scientemente insostenibile con questa forma di violenza che diventa ancor più disgustosa nel momento in cui si tenta di minimizzarla? Poco, per i disattenti. Moltissimo per chi ama lo sport e il calcio e per chi vuole leggere il contesto nella sua complessità. Quello che queste due storie hanno in comune è l'evidenza di un mondo (qui si intende principalmente lo show business del calcio di serie A) che sembra fuori controllo. Dove sembra valere tutto e non ci siano regole. Dove l'impunità sembra regnare sovrana. Dove lo scopo sembra giustifica tutto. Dove il rispetto (nella forma più trasversale: il rispetto del buonsenso, delle regole, delle persone) sembra un accessorio. Chi scrive ama il calcio, insieme a tutto il resto dello sport, visceralmente, ma ormai la domanda che mi pongo è sempre più frequentemente: "Perché?" Probabilmente per il bambino che ho dentro, per la memoria di un calcio con il quale sono cresciuto e che era fatto di emozioni sul serio, di una squadra che ho amato e che amo perché mi ha fatto sognare, arrabbiare o urlare di felicità. Se non fosse per quel bambino di una quarantina di anni fa, temo che oggi il calcio mi darebbe le stesse emozioni del wrestling, quella forma di combattimento dove tutto è dichiaratamente finto: zero. E se quel "me bambino" ancora mi permette di amare il calcio e sperare che, prima o poi, gli venga restituito quel bellissimo giocattolo, la seconda domanda che mi faccio è: i bambini di oggi, il calcio, come fanno ad amarlo?
Beh, se non vuole farlo per romanticismo il mondo del calcio lo faccia per egoismo: perché se non costruisce un argine a questo stato delle cose rischia di perdere tutti i suoi futuri clienti e rischia, come quelle patologie autoimmuni, di attaccare e distruggere quello stesso organismo che gli dona la vita.
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