venerdì 4 luglio 2003
Saprai comandare quando avrai imparato a ubbidire. Quanto più in alto un uomo sale, da tanto più in alto cadrà. Un lettore della provincia di Ancona mi chiede di commentare queste due citazioni classiche delle quali, però, ignora l'autore, anche se ricorda che gli erano state insegnate durante il liceo. La prima è una massima attribuita a Solone, legislatore ateniese e uno dei "sette sapienti"
dell'antica Grecia. L'idea sarà spesso ripetuta: Platone nelle sue Leggi ammoniva che «chi non ha servito non può diventare padrone degno di lode». C'è, dunque, un apprendistato nel saper guidare gli altri: in famiglia, nel lavoro, nella società. E questo non sta nel comandare ma nel servire e obbedire. Solo così ci si forma e ci si attrezza ad essere capaci di sopportare le difficoltà; solo se si è stati in basso, si riesce - una volta saliti in alto - a comprendere quanto sia faticoso il servizio quotidiano, umile e semplice. Per questa via giungiamo alla seconda frase che è da riferire nella sostanza a molti autori classici e cristiani: la formula più vicina a quella citata è di san Pier Crisologo, vescovo di Ravenna del V sec. Il monito tocca innanzitutto i potenti che spesso dall'altare sono scaraventati nella polvere, ma vale un po' per tutti ed è un sano antidoto all'illusione dell'orgoglio. Un antico motto diceva: «Quanto più alto è il monte, tanto più profonda è la valle». La vita riserva sorprese a ogni angolo
e non di rado esse non sono gradite. Proprio per questo bisogna essere consapevoli che la gloria e il successo sono «come ombra e notizia fugace, come nave che solca l'onda agitata, del cui passaggio non resta traccia né scia della carena sui flutti» (Sapienza 5, 9-10).
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