“Cigno” ok la musica Meno le parole
giovedì 10 gennaio 2019
Giovani e musica classica è un binomio che non va in automatico. Eppure, a fronte della maggioranza degli adolescenti che con le cuffiette agli orecchi ascoltano pop, rap e rock, ci sono coetanei che ascoltano Mozart e Brahms. Sono quelli rappresentati con scelta coraggiosa nella nuova fiction di Rai 1 La compagnia del cigno, in onda lunedì e martedì scorsi e poi per altri quattro lunedì in prima serata con la firma di Ivan Cotroneo. La storia (già ampiamente anticipata su queste pagine con un'intervista domenica scorsa al protagonista Alessio Boni) è quella di sette ragazzi tra i 15 e i 18 anni, di diversa estrazione sociale, ognuno con una propria ferita dentro (la perdita della madre, i genitori che si separano, un problema fisico...). Tutti insieme frequentano il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano sotto le grinfie del terribile direttore d'orchestra Luca Marioni (Alessio Boni), ribattezzato “Il bastardo”. Anche lui, però, ha le sue ferite: la morte della piccolissima figlia in un incidente stradale e la difficoltà di ristabilire, dopo la tragedia, un rapporto stabile con la moglie ed ex collega Irene (Anna Valle), che sembra aver rinunciato a ogni ambizione. Ma se la vicenda appare lineare, sono i modi di narrarla a non esserlo. Ci sono personaggi che compaiono come fantasmi, ma non è chiaro da subito. Si pensi alla madre di Matteo che va a salutarlo sul treno al momento della partenza. Solo dopo capiremo che è morta nel terremoto di Amatrice. Ci sono inserimenti fantastici e siparietti a mo' di musical. Questi ragazzi non solo suonano, volano pure. Mentre i loro tormenti o i loro amori ogni tanto li esprimono cantando. C'è poi il maestro Marioni, che assomiglia più al sergente di Full Metal Jacket che non a un direttore d'orchestra. Qualche conservatorio si è pure risentito per l'immagine negativa che trasmetterebbe. Sopra le righe anche lo zio gay di Matteo, conosciuto e sbeffeggiato dai camerieri di mezza Milano. Se dunque è encomiabile la scelta di portare la musica classica in prima serata e di farlo attraverso i giovani, oltre ad esaltare il valore dell'amicizia, resta la perplessità sul mix dei linguaggi usati, che non sembrano amalgamarsi, e sull'estrema caratterizzazione dei personaggi.
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