Boschi, una risorsa da riscoprire
sabato 15 ottobre 2011
Potrebbero essere un tesoro da sfruttare (correttamente), mentre invece, spesso, si trasformano in un pericolo, o quasi. Sono i boschi italiani, un patrimonio esteso per 10,6 milioni di ettari che potrebbero far parte a pieno titolo del sistema agricolo nazionale e che, invece, sono per il 50% abbandonati. Una situazione preoccupante per almeno due motivi: da una parte il degrado espone il territorio al forte rischio di incendi e dissesti idrogeologici, dall'altra, si butta alle ortiche un'occasione importante di reddito. A sollevare il caso è stata Federagri-Confcooperative (le cooperative nella gestione forestale hanno un ruolo importante), che ha snocciolato una serie di dati. Prima di tutto, la superficie boschiva nazionale è pari al 34,7% dell'intero territorio; più di quelle di Paesi tradizionalmente considerati "verdi" come la Germania (31%) o la Francia (28,6%). E non basta, perché i boschi e le foreste italiane risultano in costante espansione: negli ultimi 25 anni sono aumentate del 19% in termini di superficie.
I problemi sono altri. Ad iniziare dal fatto che, a causa dell'abbandono crescente, si sta rischiando di rimandare al mittente i fondi stanziati per l'uso efficace del patrimonio boschivo. Basta pensare che l'Unione europea, nell'ambito delle risorse destinate ai Piani di sviluppo rurale (Psr) gestiti dalle Regioni, ha stanziato, per il 2007-2013, la somma di 1,9 miliardi di euro per le misure forestali. Ma dal 2007 ad oggi sono stati spesi appena 386,1 milioni di euro, pari al 19,39% del totale. Certo, c'è chi si è comportato bene spendendo adeguatamente i fondi messi a disposizioni (come Lombardia, Veneto, Piemonte, Friuli, Toscana), ma c'è anche chi non è arrivato ad utilizzare nemmeno il 10% delle risorse europee. Per esser chiari, occorre puntualizzare che non sempre è colpa dei privati o delle istituzioni. È necessario, infatti, tenere conto di un apparato di leggi che viene definitivo dalla cooperazione «generalmente inadeguato», un modo gentile per dire che chi vuole impegnarsi nella gestione forestale deve confrontarsi con procedure lente, farraginose e costose.
Il risultato è semplice: le nostre imprese sono in difficoltà di fronte alla concorrenza estera, tanto che l'Italia è ormai diventato il maggior importatore europeo di legna da ardere. L'industria italiana del mobile – dice ancora Fedagri – pur potendo contare sull'81% della superficie boschiva disponibile al prelievo di legname, senza intaccare il patrimonio vegetale e la biodiversità, importa per il 90% il legno dall'estero. Né, d'altra parte, sembra essere avviata la filiera energetica basata sull'uso di biomasse legnose, che potrebbe portare non solo ad indubbi benefici ambientali, ma anche ad una valorizzazione nella gestione del patrimonio forestale nazionale. Insomma, il cosiddetto sistema agro-forestale potrebbe dare molto al Paese, ma occorre metter mano all'apparato burocratico, alle leggi, ai vincoli che lo circondano. Qualcuno prima o poi dovrà rendersene conto.
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