Bignardi torna con garbo sul Nove
venerdì 18 ottobre 2019
Dalle invasioni all'assedio. Daria Bignardi ci ha già scherzato su. Era inevitabile visto che aveva lasciato la conduzione televisiva nel 2015 con Le invasioni barbariche su La 7 e ora torna in video con L'assedio il mercoledì alle 21.25 su Nove dopo una parentesi in cui tra l'altro (e non è poco) ha diretto Rai 3 e si è presa pure (si fa per dire) una pausa di riflessione durante la quale ha scritto romanzi e ha esordito a teatro. Dopo di che non ha resistito alla proposta di Discovery per tornare in tv con un talk show inedito, ideato da lei, ma che assomiglia tanto a quello vecchio. Non è un giudizio di merito, solo una constatazione. Ogni volta, in diretta da Milano, vengono intervistate persone note e meno note, comunque con una storia emblematica da raccontare. Partenza con il sindaco del capoluogo lombardo, Giuseppe Sala, che in televisione si muove con destrezza, sta al gioco, e alla conduttrice piace: «Bravo sindaco, lei ha le idee chiare». Scelta di campo anche per il secondo ospite: Giorgia Linardi, portavoce per l'Italia della Ong Sea-Watch. Una testimonianza forte e pacata. Nell'occasione la Bignardi riconosce ad “Avvenire” la denuncia quasi quotidiana della criminalizzazione delle organizzazioni non governative. A parte questo ricorda meritoriamente anche il salvataggio quarant'anni fa dei boat people in Vietnam da parte della Marina militare italiana. Nel frattempo l'Italia è cambiata. Ma a questo punto cambia anche L'assedio. La seconda parte inizia con Luciana Littizzetto e i temi si alleggeriscono. Immancabile il rimpallo con i social. Uno degli argomenti più ricorrenti, il confronto del giorno prima tra Renzi e Salvini. Divertente il commento del giornalista e scrittore Luca Buttura su quello che definisce «Il caso Mattei». Si torna seri con il rapper Massimo Pericolo, che come cantante non sarà granché, ma la sua storia di vita vale la pena. Dieci a mezzanotte cala il sipario. È già qualcosa: una prima serata che non sfocia nel giorno dopo. E il pubblico in sala non si è spellato le mani a comando, ha spesso ascolta in silenzio. Per il resto, stile Bignardi confermato: garbo, domande che mettono a proprio agio l'ospite e lo aprono più volentieri al racconto di sé.
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