Caro Avvenire, alla luce dell’aggiornamento dell’Orologio dell’Apocalisse, speriamo di fare in tempo a riscuotere la pensione di febbraio che dovrebbe essere più cospicua. Sarebbe meglio evitare
paragoni tra intelligenza artificiale e umana. Di delusioni ne abbiamo ricevute anche troppe.
Alessandro Antinori
Caro Antinori, apprezzo il suo humor nero e spiego che lei si riferisce alla circostanza per cui gli scienziati del “Bulletin of the Atomic Scientists” dell’Università di Chicago hanno portato a soli 89 secondi dalla mezzanotte il cosiddetto Orologio dell’Apocalisse (Doomsday Clock). Si tratta di un segnatempo simbolico ideato nel 1947 per rappresentare idealmente la vicinanza dell’umanità a una catastrofe globale: allo scoccare delle ore 24 si materializzerà la fine del mondo. Inizialmente, l’Orologio fu impostato a 7 minuti dalla tragedia definitiva, alla luce delle tensioni della Guerra Fredda con il connesso incubo atomico.
Nel corso degli anni, le lancette sono state regolate 23 volte, avvicinandosi o allontanandosi dalla mezzanotte in base alle valutazioni sui rischi globali. Oltre a quello nucleare, dal 2007 vengono considerati anche altri fattori, quali i cambiamenti climatici e le tecnologie emergenti potenzialmente distruttive. Il 28 gennaio scorso l’Orologio è stato portato a meno di un minuto e mezzo dalla mezzanotte, il punto più vicino alla catastrofe mai registrato (per avere un’idea, pensiamo che in una giornata vi sono 1.440 minuti).
Questo inquietante “ticchettio” è stato determinato da una combinazione di elementi, tra cui la proliferazione degli arsenali e le crescenti tensioni internazionali che aumentano il rischio di uno scontro atomico; la crisi ambientale, i cui effetti sono sempre più palesi, dagli eventi meteorologici estremi all’innalzamento del livello dei mari; e l’integrazione dell’intelligenza artificiale in ambito militare, che crea preoccupazioni circa il controllo delle scelte automatizzate in contesti bellici.
In questo senso, caro Antinori, concordo che è meglio non delegare tutto all’IA e provare a mantenere la responsabilità delle nostre azioni più rilevanti, anche se, sia detto per inciso, gli esseri umani non si risparmiano nel condurre conflitti e mettere in atto atrocità di ogni tipo.
Che fare, dunque, posto che la pensione è arrivata regolarmente e i pochi che la ritirano ancora allo sportello riusciranno per questo mese a mettersela in tasca? Molti ritengono esagerati i timori sulla fine del mondo, sebbene gli scienziati che governano l’Orologio non siano degli sprovveduti. Le loro fosche previsioni dovrebbero servire come monito utile a sensibilizzare l’opinione pubblica e i leader mondiali sulle minacce esistenziali che l’umanità affronta. Sono necessarie azioni urgenti e concrete per riportare indietro l’Orologio e garantirci un futuro più sicuro. Eppure, continuiamo ad avanzare impavidi verso ulteriori divisioni: dove non arrivano le armi, si scatena la guerra dei dazi che mina la fiducia e la cooperazione tra nazioni, aprendo la strada a ostilità più radicate.
Insomma, caro Antinori, per restare sul suo registro ironico, verrebbe da dire: “Di doman non v’è certezza, spendiamoci subito la pensione in attività amene”. In realtà, esistono seri motivi di allarme, e sarebbe opportuno che ciascuno, soprattutto chi ricopre ruoli politici e decisionali di rilievo, ne prenda atto al più presto.
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