Antisemiti, fuori dagli stadi “Mou” rispetti i raccattapalle
domenica 11 settembre 2022
Il pianeta calcio dopo la guerra batterica del Covid (sempre aperta) e una guerra fratricida in corso sul fronte russo-ucraino, pare non aver perso il vizio di utilizzare la violenza, in tutte le sue forme. L'antisemitismo, quello degli pseudotifosi è partito addirittura da uno stadio di Serie C. A Rimini è apparsa, e poi prontamente cancellata, la scritta infamante di un anonimo: «Anna Frank tifa Cesena. Giudei». Il sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad, figlio di iraniani, ha chiuso la parentesi oltraggiosa con un civilissimo «provo pena per la miseria e il deserto della sua vita». È lo stesso deserto in cui brancola la banda pseudointerista capace di esporre al derby con il Milan lo striscione «I campioni dell'Italia sono ebrei». Sulla loro scia, i miliziani della Juventus che dopo i cori antisemiti a Firenze hanno concesso il putrido bis a Parigi, dove sono stati denunciati dalla comunità ebraica per il saluto nazifascista. La tifoseria del Napoli viene dileggiata continuamente, perfino sul musicale Spotify, e in quasi ogni stadio i napoletani vengono accolti dal coro funereo: «Vesuvio erutta, tutta Napoli è distrutta». Per il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, «siamo difronte a un pregiudizio inaccettabile». È inaccettabile però anche il comportamento in campo di certi uomini definiti “Special” come Josè Mourinho. Ha ragione Ulivieri a ricordare che non c'è un ex calciatore allenato dal tecnico portoghese che non lo ricordi con «amore» e come «il miglior mister avuto» per la sensibilità verso tutti, dall'ultimo panchinaro al magazziniere della società. E infatti la sceneggiata contro i raccattapalle dell'Udinese non fa onore a un uomo intelligente e sensibile che ricordo attentissimo ai ragazzi disabili che andavano in visita alla Pinetina quando allenava l'Inter del “triplete”. Un amico, anche di Avvenire, Matteo Mussi, di Alessandria, non vedente dalla nascita al quale suo padre Claudio da anni fa la “telecronaca” da San Siro, un giorno fu ospite di Mourinho e a pranzo ascoltò con interesse le opinioni calcistiche del ragazzo di cui condivise la passione di speaker per la sua web radio (RadioSalaProve). Ma appena si accendono i riflettori delle telecamere sulla sua panchina, “Mou” diventa un altro, stacca la spina ed è capace di prendersela anche con i ragazzi di bordo campo dell'Udinese. In loro difesa è dovuto scendere il saggio ds dei friulani Pierpaolo Marino. «Mourinho lo conosciamo tutti, è bravissimo a spostare le pressioni in questi momenti in cui la squadra può essere attaccabile. Ritengo ingiusta l'accusa ai nostri raccattapalle, da sempre efficienti, e poi non c'era davvero bisogno di perdere tempo in una gara vinta 4-0. A Udine certe cose non succedono, c'è una mentalità diversa nell'intendere lo sport». Diffondiamo ovunque questa mentalità e invitiamo tutti, in campo e sugli spalti, a non fomentare altre inutili guerre, che non ne abbiamo bisogno.
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