
La morte di papa Francesco ha comportato, tra mille altre conseguenze, anche il rinvio della canonizzazione di Carlo Acutis, che era in calendario per domani, al culmine del Giubileo degli adolescenti: il quale si sta invece svolgendo, pur nel lutto. Fino a domenica scorsa l’infosfera ecclesiale di tutto il mondo, in vista di questa data, pullulava di riferimenti al giovanissimo beato italiano, compreso il fatto che egli abbia vissuto in grado eroico le virtù cristiane anche stando davanti allo schermo e alla tastiera di un personal computer. Di più: se nel 2016, quando ancora si stava concludendo la fase diocesana del processo di beatificazione, egli veniva già autorevolmente candidato a patrono di Internet, oggi tale titolo gli viene apertamente riconosciuto “vox populi digitalis” – per così dire –, senza aspettare che le autorità della Chiesa glielo assegnino: ne è riprova il lungo post su di lui uscito lo scorso novembre sul sito di “Wired” (bit.ly/4in2pjq), testata specializzata in tecnologie digitali e stili di vita. Così, tra i mille, grandi interrogativi che l’infosfera ecclesiale si pone in questi giorni a riguardo del futuro papa (si possono vedere a questo proposito, su “Primaonline”, i dati diffusi tempestivamente da Domenico Giordano di “Arcadia” bit.ly/3Sa5MiU) ce n’è anche uno, più piccolo, su chi e quando celebrerà la canonizzazione del popolarissimo ragazzo milanese.
Scommetti tutto sul rosso
Nei pochi giorni che lo hanno condotto dalla malattia alla morte Carlo Acutis non ha potuto formulare un vero e proprio testamento spirituale, e del resto si può dire che tale è stata tutta la sua breve vita. Ma le agiografie attestano che offrì le sue sofferenze «per il Papa e per la Chiesa e anche per andare dritto in Cielo», come scriveva a suo tempo sul suo blog specializzato “Testimoniando” (bit.ly/3Gh0vn4) Emilia Flocchini. Non c’è bisogno di sottolineare la delicatezza e la peculiarità della questione delle ultime volontà se riferita agli adolescenti. Mi è stato segnalato in proposito un articolo nel quale Maria Grazia Trivigno riporta, sul sito della rivista dell’Associazione sindacale notai della Lombardia “Federnotizie” (bit.ly/4jEj96G), gli esiti sorprendenti di un’iniziativa destinata ad avvicinare gli studenti delle scuole superiori al lavoro del notaio e alla cultura della legalità. Richiesti di «cimentarsi essi stessi nella scrittura del proprio testamento olografo, anche solo spirituale», scrive Trivigno a proposito di un incontro in una scuola milanese, i ragazzi hanno risposto toccando ogni possibile tasto (salvo quelle del trascendente, che il contesto non prevedeva né consentiva). L’ironia: «scommetti tutto sul rosso». La saggezza: «divertiti e non pensare al futuro perché nulla è certo»; «prendetevi quello che volete basta che non litigate». L’ostilità verso “tutti gli altri”: «Non toccate le mie cose e non indebitatevi»; «Non lascio niente a nessuno, siete ingrati e egoisti». L’amore per la famiglia e per gli amici: «Cari parenti… la famiglia è la cosa + imp. del mondo»; «ti lascio tutti i miei soldi per comprarti un nuovo zaino».
Il lascito solidale che resiste
Dalle ultime volontà degli adolescenti emergono altri tratti, ben sottolineati da Trevigno, che hanno anch’essi a che vedere con i temi di questa rubrica. Tra i beni materiali che fanno parte dei patrimoni degli adolescenti di oggi, e dei quali dunque ritengono di poter disporre totalmente, «immaginando di mancare adesso», rientrano «gli asset digitali». Questo tema «si è imposto davvero con ricorrenza, con riferimento ad account di vario genere», da quelli per i videogiochi a quelli per lo streaming di film e serie a puntate, «e pure all’archiviazione delle immagini in cloud», fino all’hardware (lo smartphone), lasciato alle amiche più care «così che possano riguardarsi i momenti migliori vissuti assieme». Altra scoperta rassicurante è stata che «il lascito solidale» è risultato «per molti di loro un pensiero pressoché naturale». Chi indica come destinataria di parte del proprio patrimonio una ONG a lui/lei cara, chi associazioni per la prevenzione delle malattie, chi il centro in cui pratica lo sport preferito. Infine l’eredità spirituale, alla fin fine la più importante. Comprende la «semplicità e libertà di essere felici», «la voglia e la volontà di coltivare la mia passione», «la forza di volontà, la passione, la voglia e la gentilezza che ho nei confronti degli altri», «ai miei genitori tutto il bene che posso dare», «sorridere sempre e affrontare sempre ogni difficoltà» della vita «con positività e creatività».
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