Roma, statuto speciale per un salto di qualità
Il ruolo internazionale di Roma e l’unicità del suo enorme potenziale simbolico si sono manifestati in modo evidente in questi giorni segnati dalla morte di papa Francesco e dall’inizio del percorso per l’elezione del nuovo Pontefice, per di più nel contesto già di per sé significativo del Giubileo. E forse queste circostanze potrebbero finalmente indurre a concretizzare un’idea che circola a livello politico da anni: garantire alla capitale d’Italia e centro mondiale del cattolicesimo uno statuto costituzionale adeguato alla sua funzione. Un’idea condivisa in linea di massima da tutti (o quasi) i partiti e che già nella scorsa legislatura era arrivata a un passo dal traguardo.
anticipata della legislatura aveva fermato tutto. Ora sembra che il meccanismo si sia rimesso in moto, dopo che vari gruppi hanno presentato o ri-presentato i loro testi nel nuovo Parlamento. A gennaio – così si legge sul sito di Montecitorio – la prima commissione della Camera ha avviato una serie di audizioni nell’ambito dell’esame di alcune proposte di legge costituzionale che prevedono modifiche agli articoli 114, 131 e 132 della Carta e concernono “l’istituzione della Regione di Roma capitale della Repubblica”.
Al momento il quadro giuridico fa capo all’articolo 114 della Costituzione (riscritto dalla riforma del 2001) che tiene insieme una visione policentrica della Repubblica – di cui lo Stato è uno degli elementi costitutivi insieme a Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni – e l’esplicita dichiarazione che “Roma è la capitale della Repubblica” e che “la legge dello Stato disciplina il suo ordinamento”. L’attuale ente territoriale denominato Roma Capitale, che ha sostituito il preesistente Comune, è stato istituito con la legge 42 del 2009 che rappresenta appunto la normativa ordinamentale a cui fa riferimento l’art.114 della Carta. La riforma di cui si sta discutendo prevede un salto qualitativo molto rilevante perché si tratta in sostanza di rendere Roma una sorta di Regione a statuto speciale sui generis. Per questo la strada intrapresa è quella della revisione costituzionale con le sue procedure ben più esigenti e impegnative del varo di una legge ordinaria. Certamente la nascita della Regione di Roma Capitale della Repubblica presenta delle criticità da risolvere, a cominciare dal rapporto con la Regione Lazio, a cui si ipotizza di lasciare la competenza in materia sanitaria. Ma per gli assetti istituzionali bisognerà tenere conto anche della sentenza con cui lo scorso dicembre la Consulta ha praticamente ridisegnato l’autonomia regionale. La principale novità è comunque l’intenzione del governo di presentare entro questo mese una propria proposta. Alla bozza starebbero lavorando i ministri Casellati e Calderoli, ma è noto come la questione stia particolarmente a cuore alla stessa premier. Ben venga tutto ciò che possa rivelarsi utile a sbloccare definitivamente l’iter di un provvedimento che trova chiare analogie nelle esperienze di altre grandi capitali internazionali. Ma sia consentito osservare che la proposta nasce bipartisan e da un’iniziativa parlamentare: almeno per una volta non sarebbe male che l’esecutivo lasciasse alle Camere l’iniziativa, magari incoraggiandola e facilitandola. Roma appartiene a tutti gli italiani e non solo a loro. © riproduzione riservata
anticipata della legislatura aveva fermato tutto. Ora sembra che il meccanismo si sia rimesso in moto, dopo che vari gruppi hanno presentato o ri-presentato i loro testi nel nuovo Parlamento. A gennaio – così si legge sul sito di Montecitorio – la prima commissione della Camera ha avviato una serie di audizioni nell’ambito dell’esame di alcune proposte di legge costituzionale che prevedono modifiche agli articoli 114, 131 e 132 della Carta e concernono “l’istituzione della Regione di Roma capitale della Repubblica”.
Al momento il quadro giuridico fa capo all’articolo 114 della Costituzione (riscritto dalla riforma del 2001) che tiene insieme una visione policentrica della Repubblica – di cui lo Stato è uno degli elementi costitutivi insieme a Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni – e l’esplicita dichiarazione che “Roma è la capitale della Repubblica” e che “la legge dello Stato disciplina il suo ordinamento”. L’attuale ente territoriale denominato Roma Capitale, che ha sostituito il preesistente Comune, è stato istituito con la legge 42 del 2009 che rappresenta appunto la normativa ordinamentale a cui fa riferimento l’art.114 della Carta. La riforma di cui si sta discutendo prevede un salto qualitativo molto rilevante perché si tratta in sostanza di rendere Roma una sorta di Regione a statuto speciale sui generis. Per questo la strada intrapresa è quella della revisione costituzionale con le sue procedure ben più esigenti e impegnative del varo di una legge ordinaria. Certamente la nascita della Regione di Roma Capitale della Repubblica presenta delle criticità da risolvere, a cominciare dal rapporto con la Regione Lazio, a cui si ipotizza di lasciare la competenza in materia sanitaria. Ma per gli assetti istituzionali bisognerà tenere conto anche della sentenza con cui lo scorso dicembre la Consulta ha praticamente ridisegnato l’autonomia regionale. La principale novità è comunque l’intenzione del governo di presentare entro questo mese una propria proposta. Alla bozza starebbero lavorando i ministri Casellati e Calderoli, ma è noto come la questione stia particolarmente a cuore alla stessa premier. Ben venga tutto ciò che possa rivelarsi utile a sbloccare definitivamente l’iter di un provvedimento che trova chiare analogie nelle esperienze di altre grandi capitali internazionali. Ma sia consentito osservare che la proposta nasce bipartisan e da un’iniziativa parlamentare: almeno per una volta non sarebbe male che l’esecutivo lasciasse alle Camere l’iniziativa, magari incoraggiandola e facilitandola. Roma appartiene a tutti gli italiani e non solo a loro. © riproduzione riservata
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