Il terzo mandato una questione speciale
La decisione con cui la Corte costituzionale ha bocciato la legge della Campania sul terzo mandato del presidente «opera per tutte le Regioni ordinarie». Così recita il comunicato ufficiale che fa testo in attesa del deposito della sentenza. Del resto era contro quella legge che il governo aveva fatto ricorso e per questo motivo le Regioni a statuto speciale sono rimaste fuori dal procedimento. Non ce ne siamo occupati, ha spiegato in conferenza-stampa il presidente della Consulta, Giovanni Amoroso. Tra i governatori delle Regioni “speciali” l’ipotesi terzo mandato ha subito cominciato a circolare e c’è chi ha fatto di più: proprio nel giorno della sentenza della Corte costituzionale, la Provincia autonoma di Trento (che vale in pratica come una Regione) ha approvato una legge che consente il tris al presidente in carica, il leghista Maurizio Fugatti, e a quelli che verranno dopo di lui. Sempre che la Consulta non venga chiamata in causa com’è accaduto contro la legge campana. Perché in questo caso è altamente probabile che il responso sia dello stesso tenore e che quindi il limite dei due mandati venga esteso anche a Regioni e Province autonome. Tali enti, naturalmente, potrebbero invocare lo scudo dei loro statuti che com’è noto hanno rango costituzionale. Ma di fronte ai principi fondamentali non c’è statuto che tenga. La Consulta lo ha spiegato bene nella sentenza n.60 del 2023 in cui l’oggetto specifico era una legge della Sardegna – una Regione a statuto speciale, quindi – relativa ai mandati dei sindaci. Tale sentenza è stata molto citata, anche in questa rubrica, per i passaggi in cui presenta il limite dei mandati «quale punto di equilibrio tra il modello dell’elezione diretta dell’esecutivo e la concentrazione del potere in capo a una sola persona che ne deriva». Ma ai fini del discorso sulla “specialità” regionale il tema cruciale è quello del principio di uguaglianza, di cui all’art.3 e, in particolare, all’art.51 della Carta.
Si legge dunque nella sentenza: «Intervenendo sui limiti che le regioni ad autonomia speciale incontrano nel disciplinare la materia elettorale e le cause di ineleggibilità e incompatibilità alle cariche elettive, sia locali sia regionali, questa Corte ha particolarmente insistito sul necessario rispetto del principio di eguaglianza sancito, quanto al diritto di elettorato passivo, dall’art. 51, primo comma, Cost., secondo cui ‘tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge». Tale principio «svolge il ruolo di garanzia generale di un diritto politico fondamentale» ed esige «uniformità in tutto il territorio nazionale». Con questi presupposti, se una questione di legittimità arrivasse davanti alla Consulta sarebbe veramente arduo ipotizzare un esito diverso rispetto ai precedenti. Alla Consulta la questione può arrivare sia per via incidentale, cioè per mano di un giudice in occasione di un processo, sia in via principale, cioè per un ricorso diretto analogo a quello del governo contro la legge della Campania. Qui il punto diventa politico. FdI è contraria al terzo mandato, ma a Trento due suoi consiglieri hanno votato a favore e sono usciti dal partito. L’esecutivo di Roma ha sessanta giorni di tempo per impugnare la legge della Provincia autonoma. Staremo a vedere come finirà. © riproduzione riservata
Si legge dunque nella sentenza: «Intervenendo sui limiti che le regioni ad autonomia speciale incontrano nel disciplinare la materia elettorale e le cause di ineleggibilità e incompatibilità alle cariche elettive, sia locali sia regionali, questa Corte ha particolarmente insistito sul necessario rispetto del principio di eguaglianza sancito, quanto al diritto di elettorato passivo, dall’art. 51, primo comma, Cost., secondo cui ‘tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge». Tale principio «svolge il ruolo di garanzia generale di un diritto politico fondamentale» ed esige «uniformità in tutto il territorio nazionale». Con questi presupposti, se una questione di legittimità arrivasse davanti alla Consulta sarebbe veramente arduo ipotizzare un esito diverso rispetto ai precedenti. Alla Consulta la questione può arrivare sia per via incidentale, cioè per mano di un giudice in occasione di un processo, sia in via principale, cioè per un ricorso diretto analogo a quello del governo contro la legge della Campania. Qui il punto diventa politico. FdI è contraria al terzo mandato, ma a Trento due suoi consiglieri hanno votato a favore e sono usciti dal partito. L’esecutivo di Roma ha sessanta giorni di tempo per impugnare la legge della Provincia autonoma. Staremo a vedere come finirà. © riproduzione riservata
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