Posta aerea
Passò qualche anno prima che il signor Kenobi e io iniziassimo a comunicare per posta elettronica. Devo ammettere di essere stato il più reticente, e non perché non utilizzassi già l’e-mail.

assò qualche anno prima che il signor Kenobi e io iniziassimo a comunicare per posta elettronica. Devo ammettere di essere stato il più reticente, e non perché non utilizzassi già l’e-mail. Il punto era che non volevo rinunciare alle lettere, sia pure rare, che il mio corrispondente mi inviava dai luoghi più imprevedibili. Il signor Kenobi era un utente assiduo della posta aerea, istituzione oggi negletta, ma contornata allora da un’aura di cosmopolitismo. Per servirsene, ci si dotava di una carta appositamente prodotta, più leggera di quella altrimenti in commercio, e di buste ugualmente destinate allo scopo.
Erano le buste ad affascinarmi. Il bordo era impavesato da rettangolini blu e rossi, intervallati da uno spazio bianco, con un ritmo che alludeva alla bandiera francese. In francese era anche una delle scritte, Par Avion, che ribadiva il percorso predisposto per la lettera (trovavo meno interessante l’altra dicitura, l’inglese By Air Mail). Mi esaltava l’idea di quelle parole volanti, che il signor Kenobi aveva fissato sulla velina con la sua grafia aggraziata e che adesso si trovavano di fronte a me. Mi piaceva che la busta fosse un po’ sgualcita, come se tanta leggerezza avesse bisogno di essere compensata dal contatto con le mani impacciate di noi terrestri.
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