La disciplina del tradimento
Benché praticasse la cortesia come una forma d’arte, il signor Kenobi era capace di durezze implacabili. No, così formulata la frase non gli rende giustizia
Benché praticasse la cortesia come una forma d’arte, il signor Kenobi era capace di durezze implacabili. No, così formulata la frase non gli rende giustizia. L’inflessibilità nella cortesia era la ragione profonda per cui i suoi giudizi potevano essere inappellabili e spietati. «Non ho mai permesso a nessuno di deludermi una seconda volta», mi scrisse in una lettera nella quale si intuiva un torto subìto di recente da un falso amico. Non volli approfondire le circostanze e, sulla base di quanto ho appreso in seguito, credo che sia stata una scelta saggia.
Ma mi sono rimaste impresse le parole con le quali il mio corrispondente, di solito tanto accomodante e gentile, motivava la decisione: « Il tradimento richiede rigore, disciplina – argomentava –. È un atto sempre premeditato, come dite voi italiani. Anche quando sembra il risultato di un cedimento improvviso, sopravvenuto per smarrimento o timore, è la rivelazione del vero carattere del traditore. Non si diventa infidi per errore. Ci si prepara, in certi casi con fatica, con riluttanza dolorosa». Questo significa che non si può più cambiare, rimediare?, gli domandai nella lettera di risposta. «Non lo escludo, ma preferisco che sia qualcun altro a scoprirlo», sentenziò il signor Kenobi. Sull’argomento non tornammo più.
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