Il ricatto dell’avarizia
Non ho mai avuto cognizione di dove vivesse il signor Kenobi, ma il fermoposta di Rotterdam era un indizio sufficiente per presupporre una consuetudine con i Paesi Bassi.
Non ho mai avuto cognizione di dove vivesse il signor Kenobi, ma il fermoposta di Rotterdam era un indizio sufficiente per presupporre una consuetudine con i Paesi Bassi. Gli scrissi poco prima di partire per un viaggio da quelle parti e lui, valutato il mio tragitto, mi diede appuntamento per una mattina di marzo all’ingresso del Groeningemuseum di Bruges, poco oltre il confine belga. Avevo l’impressione che avesse scelto il posto per un motivo preciso, e non mi sbagliavo. «Ecco, vede? – mi disse quando fummo davanti a La Morte e l’Avaro di Jan Provoost – Vede che scena miserabile? La Morte si presenta in casa dell’Avaro e quello cerca di tenerla a bada firmandole una cambiale». Gli feci notare che nel quadro la Morte sembra adeguarsi al negoziato, magari l’Avaro otterrà davvero una dilazione.
«Sì, è il ricatto dell’avarizia – commentò il signor Kenobi –, una sofferenza talmente insensata e feroce da suscitare compassione. Ma non bisogna cedere, non bisogna mai cadere nella trappola. L’avaro è capace di trarre vantaggio da tutto, anche e specialmente dalla benevolenza degli altri. Hieronymus Bosch, lui, non si lascia impietosire. Nella sua versione di questa scena, la Morte pretende il pagamento e a tenere l’ultima contabilità dell’Avaro rimane un esercito di diavoletti mostruosi».
© RIPRODUZIONE RISERVATA


