Perché il futuro dell’Europa dipende anche da noi

L’Europa davvero unita è un bene troppo importante, in questo momento della storia, per lasciarlo ai soli esperti. Conoscere di più il percorso dell’integrazione è importante
October 10, 2025
Neanche gli orrori di Gaza e, prima, del 7 ottobre 2023 sono stati sufficienti per condurre a una posizione unitaria e autorevole dell’Unione europea, anche se le ultime proposte della Commissione europea in tema di sanzioni mirate verso singoli dirigenti israeliani e di sospensione di talune clausole commerciali sembrano indicare una volontà di fare finalmente un cambio di passo, senza il quale ogni discorso sul consolidamento del percorso europeo appare astratto se non fantasioso. Ricuperare lo spirito e la lettera dell’approccio dei fondatori del cammino di integrazione europea è ugualmente ineludibile: pensiamo alla chiarezza (e lungimiranza!) della Dichiarazione Schuman-Monnet del 9 maggio 1950, quando indicava nel mantenimento della pace il motivo dell’integrazione economica e sociale e nello sviluppo del continente africano una delle principali priorità dell’Europa. Sinora l’integrazione europea ha avuto come oggetto e strumento al tempo stesso il diritto (e infatti di Integration through Law si parla sin dall’avvio del percorso comunitario). Ciò ha permesso, coerentemente con la funzione ordinante del diritto, di affiancare alla costruzione del Mercato unico e poi della moneta unica una costellazione di “valori” europei che l’art. 2 del Trattato sull’Unione europea e la Carta di Nizza, poi incorporata nei Trattati, hanno enunciato con forza e che man mano sono diventati invocabili davanti a un giudice e si sono imposti rispetto agli stessi Stati membri: un Regolamento del 2020 ha sancito che l’accesso ai fondi di coesione sia subordinato al rispetto dello Stato di diritto (una sorta di condizionalità non più soltanto economico-strutturale, ma valoriale), permettendo, anche in sede tecnica e non soltanto politica, di parlare di una “Unione di valori”. Come tuttavia ridurre l’indubbia distanza tra questo assetto e le sensibilità di parte dell’opinione pubblica, che sente meno rilevante il linguaggio giuridico e meno vicino il riferimento ai “valori” e allo Stato di diritto, ed è pertanto facilmente attratta da proposte politiche divisive e polarizzanti, ma, appunto, “politiche”, cioè percepite come riferibili alla vita concreta della società e dei singoli? Proprio attorno a questa cruciale domanda, oggi e domani l’Associazione italiana dei costituzionalisti tiene a Torino, in Università, il proprio convegno nazionale annuale, significativamente intitolato “L’Unione europea a confronto con la Costituzione della Repubblica italiana”, e che è aperto con la lettura di un messaggio del Presidente Mattarella. Dal problema della democrazia europea agli sviluppi in tema di forma di governo e organi di garanzia, dalle relazioni tra le fonti del diritto dell’Unione e quelle nazionali al confronto tra la “Costituzione” economico-sociale dell’Unione e la nostra carta costituzionale, l’interezza delle difficoltà e delle opportunità di consolidamento del percorso di integrazione è affrontata e approfondita. Vedremo con quali risultati e quali eventuali proposte ai governanti e all’opinione pubblica. L’Europa davvero unita è tuttavia un bene troppo importante, in questo momento della storia umana, per lasciarlo ai soli esperti: conoscere di più il percorso dell’integrazione, il nome e il funzionamento delle istituzioni europee, le dinamiche reali della complessità di Bruxelles e di Strasburgo, aiuta il consolidamento del lungo cammino sin qui fatto. Ma consolidare e innovare tale cammino significa anche difendere la nostra Costituzione e la nostra democrazia.

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