Sole, merli, gatti: la pace è miracolo
Giugno, 13. Il sole continua a salire nella sua danza verso il solstizio
Giugno, 13. Il sole continua a salire nella sua danza verso il solstizio. Per affacciarsi in questo cortile milanese deve superare il muro della casa accanto, cinque piani. Ci riesce solo da maggio a luglio. Stamattina il raggio nel cortile è quasi al massimo: alle otto già si presenta, festoso. I gatti di casa, che ben conoscono il corso del sole, e lo aspettano, sul piccolo balcone della nostra camera stanno in adorazione. È un incontro silenzioso: e anche io sto zitta e guardo, e sorrido. Sul muro della casa accanto si è arrampicata negli anni una altissima vite americana, che ora è densa e verdeggiante come un bosco. Nell’afa immobile, certi giorni i tralci giovani della vite si muovono appena. È un annuncio, allora: c’è vento, cambia il tempo. Dentro a quel rampicante rigoglioso, in alto, delle cornacchie hanno fatto il nido. Se ne sente a tratti lo svolazzare: veloci lasciano una briciola, un insetto ai piccoli, che pigolano per la fame. L’ho spiegato ieri a Martino, 4 anni, e l’ho portato a vedere il mio cortile. E anche lui come me se ne è rimasto assorto a guardare, meravigliato. Ma la cosa più bella accade prima dell’alba: c’è un merlo che si è stabilito su questi tetti, e sul finire della notte canta. Bello il suo canto, sembra il fischiettare di un uomo: di un giovane uomo intonato che andandosene sereno in bicicletta fischietti una canzone popolare. Questo, dal mio punto di vista umano. Ma per i miei gatti, il merlo è pura provocazione. Accorrono sul balcone, gli occhi verdi spalancati, le pupille strette a fessura. E come guatano la preda, come salterebbero, nella caccia, se solo non ci fosse questa stupida rete, di mezzo – messa appunto a evitare che i gatti volino giù. Questa rete e i tre in fila, eccitati, e il merlo che passa e ripassa, e fischia, impunito. Li prende in giro? Uno spettacolo in un angusto cortile milanese, in una mattina di giugno. Tre gatti, nelle movenze del tutto simili a piccole tigri, nell’ora della caccia. La luce del solstizio, il primo caldo, la quiete delle case ancora addormentate. Poi, la custode arriva con la scopa di saggina e ramazza – il consueto, caro fruscìo sul cemento. Allora il merlo tace, e i gatti si assopiscono al sole. Il giorno degli uomini è cominciato. E tu che, insonne, hai visto tutto, percepisci la meraviglia di quest’ora di pace. Altrove, e non così lontano da qui, bombe e missili squarciano le case, le incendiano, la svuotano. Qui a Milano, 13 giugno 2025, la pace. Che miracolo. Vederlo, e essere grati.
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