Se Milano bloccata è quasi un «niente»

Aspettavo con ansia l’ortopedico: la cervicale una Caporetto
September 28, 2025
Aspettavo con ansia l’ortopedico: la cervicale una Caporetto, me la doveva re-incollare. Appuntamento alle 9 di lunedì a Monza. Io sto a Milano. Dalla finestra la mattina si presentava umida – tanto vado in auto, ho detto. Alla porta un’occhiata severa del gatto capobranco: «Non si esce, quando piove così». L’ombrello non si apre, ma via, sono due gocce. Fiduciosa punto alla Tangenziale. Il navigatore però avverte, con voce metallica: incidente a Certosa. Viro allora verso l’Isola – credendomi intelligente. Ma tutti fermi. Lo sciopero dei mezzi: dannazione, mi ero dimenticata.Quasi un’ora dopo, viale Zara. La pioggia però martella: non vedo dove vado. Strada allagata, Tir, chi frena, chi corre. Sento lo stress che sale. Solo il tunnel di Monza è asciutto: tanto che dispiace lasciarlo. Costeggio il Parco guardando preoccupata all’insù. Che, tra tanti alberi, non ne vada giù uno? Il gatto, aveva ragione il gatto, mi dico, dolente.Sono in imperdonabile ritardo. Un parcheggio disperato. Poi, fitti lavori alla cervicale. Esco, vacillante: ma mezz’ora, mi dico, e sono a casa. Verso Milano, sotto un’acqua spietata, supero quelli che vorrebbero entrare in Tangenziale. Tir, mille Tir sbuffanti gas neri, a passo d’uomo. Una colonna di dannati. Ma io diritta, felice, verso il centro. Chissà perché, però, il navigatore insiste tanto per farmi girare a destra? Non capisco. Ma ecco uno sbarramento lampeggiante: un alt inesorabile. Il Seveso, il Seveso è esondato, avrei dovuto immaginarlo.Ci rimandano indietro. Nessuno sa più dove andare. A un incrocio ci ritroviamo tutti incastrati, immobili e inferociti. L’acqua sale. Io, mi dico, abbandono la nave (in effetti, l’auto alza tanta onda che sembra di andare in aliscafo). La mollo alla prima traversa. La MM 5 nonostante lo sciopero va, straordinario. Ne riemergo dieci minuti dopo. L’ombrello rotto, stizzita, l’ho buttato. Diluvia. Grondante, guadagno casa. Ma dove l’avrò poi lasciata, l’auto? mi chiedo mentre strizzo l’acqua dalla giacca. Quella via, come si chiamava? Sul Web, in viale Suzzani vedo l’acqua alta. Vecchio caro diesel, sei annegato? La cervicale scricchiola, la schiena è a pezzi, si è svegliata la sciatica, il frigo è vuoto, non ce la faccio a fare la spesa. 22 settembre, Milano, che lunedì da cani.E sì che in fondo è quasi un niente, al paragone di ciò che accade appena a due ore di volo da qua. Al confronto, qualcosa di cui il giorno dopo si può sorridere. E mi prende un pensiero: forse un giorno davvero sorrideremo, di quando il Seveso esondava. Potremmo vedere giorni peggiori. Scaccio quest’ombra, non volendo vederla. Ma il cuore, ha fatto in tempo a registrarla. (Ogni giornata, in realtà, dovrebbe finire in una preghiera).  

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