Quegli occhi sbarrati, l’orrore e la fiducia nella Misericordia

È difficile parlare di pietà, per un uomo che ha ucciso due donne
May 18, 2025
È difficile parlare di pietà, per un uomo che ha ucciso due donne. Ma nel guardare la foto di Emanuele De Maria affacciato, domenica 11 maggio, dal Duomo di Milano, un attimo prima di buttarsi, ho provato pietà. Aveva 35 anni, De Maria, da Napoli. Da giovane aveva accoltellato una giovane prostituta straniera: “delitto d’impeto” per i giudici, e una condanna clemente. Forse, fosse stata la vittima italiana, di anni gliene avrebbero dati di più. In ogni caso nel 2025 da 4 anni, detenuto a Milano, De Maria lavora come portiere in un hotel e torna in carcere a dormire. Soddisfatto il principale , che lo assume a tempo indeterminato. In una trasmissione in tv Emanuele spiega che lavorando si può rinascere. Poi? Poi si innamora di Chamila, una collega sposata, e madre. Ma lei comincia ad averne paura: il suo passato, certe frasi, certi sguardi. Altri, in hotel, la mettono in guardia: come un barista, che per questo venerdì all’alba viene atteso e ferito dal detenuto “modello”. È l’inizio di 48 ore di sangue, in una Milano ignara. De Maria convince Chamila a fare una passeggiata. Una telecamera li inquadrainsieme sotto all’ombrello, tranquilli, al Parco Nord. Forse lei lo lascia? È l’abbandono spesso la molla che arma gli uomini contro le donne. Chamila il sabato è scomparsa. La ritrovano, morta.Due volte assassino di donne indifese, di quale pietà stiamo parlando? Di quell’ombra che per due notti, braccata, si nascondeva chissà dove, disperata, dormendo fra i clochard. In tasca però ha ancora la foto di lei: non se ne separa. Chiama al telefono la madre, a Napoli: “Mamma ho fatto una c...” La voce è rotta. Poche ore, e domenica sale sul Duomo fra i turisti. Biglietto comprato il giorno prima: tutto deciso. In un fotogramma di una telecamera si vede il suicida che si sporge in giù, gli occhi sbarrati. Sono 40 metri da lassù: un abisso. Pochi secondi, un gran tonfo sul selciato spacca la domenica di sole e shopping.Lo riconosceranno solo dai tatuaggi. E da quella foto, in una tasca. 35 anni, dunque era del 1990. Tre anni più del mio figlio maggiore. Penso anche a sua madre. E alla madre delle due donne uccise, e ai figli di Chamila, e al marito. In che gorgo di violenza e di male può finire un uomo, a vent’anni, e perché? E perché, trovato un lavoro, ripartito, il male può riprenderlo, come un ingranaggio implacabile? Quegli occhi sbarrati dall’alto del Duomo. La disperazione, il salto atroce, pochi istanti nel vuoto. Una frazione di secondo forse: ma chissà se non basta, a Dio, per allargare la sua misericordia su un’apparente vittoria del male.  

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