Zaia: «La Lega conservi l'anima. Leggi razziali? Cosa immonda»

di Diego Motta, inviato a Vicenza
Il presidente del Veneto fa un bilancio dei suoi 15 anni da governatore e interviene nel dibattito interno al Carroccio: il nostro consenso dipenderà da come difenderemo la nostra identità. Sull'autonomia è pronta una pre-intesa in 4 punti, ora tocca al governo dare un segnale
November 12, 2025
Zaia: «La Lega conservi l'anima. Leggi razziali? Cosa immonda»
Il governatore del Veneto, Luca Zaia
Luca Zaia va veloce. Velocissimo. Ha un appuntamento dietro l’altro, in questa campagna elettorale che per lui è l’ultima da presidente in carica. Ha appena celebrato nel teatro comunale di Vicenza gli 80 anni di Confartigianato Imprese e al termine, con Avvenire, fa un piccolo bilancio di 15 anni alla guida della Regione Veneto. Martedì prossimo, a Padova per la chiusura della campagna elettorale, è atteso tutto lo stato maggiore del centrodestra, a sostegno di Alberto Stefani, candidato presidente alla sua successione, cui il centrosinistra contrappone Giovanni Manildo, già sindaco di Treviso. Per l’occasione, ci saranno la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e i due vicepremier Matteo Salvini e AntonioTajani. Inutile dire, però, che il più atteso dalla piazza sarà proprio Zaia, che sta girando al solito tra piazze, comizi e incontri elettorali.
Il governatore, in questa intervista, torna innanzitutto sui suoi cavalli di battaglia, in primis l’autonomia, rispondendo anche alle critiche ricevute durante i suoi mandati sui temi dell’ambiente e dell’immigrazione. Ma il messaggio più forte, probabilmente lo manda al suo partito, la Lega, invitandola a «tenere insieme identità e consenso. Senza identità territoriale, perdiamo consenso» dice.
Presidente Zaia, come immagina il Veneto tra 10 anni?
Penso a una regione ancora sotto i riflettori, al centro dell’attenzione, capace di gettare il cuore oltre l’ostacolo. Immagino un territorio che sia come sempre libero, progressista, autonomista e che non abbia paura del futuro. Chi amministrerà dovrà farlo sapendo che l’attore protagonista non dovrà essere la politica, ma i cittadini veneti.
Come si è conclusa la sfida madre del suo mandato, l’autonomia?
Si va avanti fino all’ultimo giorno. Posso annunciarle che per quanto riguarda noi, la bozza per la pre-intesa su quattro materie, sanità, previdenza complementare, professioni e protezione civile, è a posto. Poi starà al Governo decidere quando convocarci per la firma. Spero avvenga prima delle elezioni, anche per una mia soddisfazione personale: il percorso è partito dal Veneto, nel 2014, e ci ha visto al centro della scena, prima col il confronto con la Consulta, poi con lo svolgimento di un referendum storico. Ora vogliamo raccogliere i frutti di questo impegno.
Lascerà in eredità al suo successore i Giochi olimpici di Milano-Cortina.
Ci porteranno in dote 5,4 miliardi di Prodotto interno lordo e un nuovo rinascimento territoriale. Nessuno ci ha creduto quanto me, in questi anni. E questo vale anche su altri capitoli, come le infrastrutture e l’ambiente, su cui qualcuno sta storcendo il naso. La Pedemontana funziona, e con il tempo si ripagherà. Quanto a chi mi critica per i Pfas, ricordo che siamo stati la prima e unica regione che ha posto a zero i limiti per chi inquina con queste sostanze, schierandoci a fianco della Procura contro la Miteni.
Molti però sostengono che, durante la sua guida, il Veneto abbia continuato a soffrire di “nanismo industriale” e abbia perso occasioni importanti di investimento da parte delle multinazionali hi-tech…
Mah, quella del nanismo veneto è una storia che sento dire da almeno trent’anni: noi saremmo un gigante economico e un nano politico? O forse il contrario? Penso che i nostri indicatori restino unici: produciamo 180 miliardi di Pil, siamo secondi in Italia solo alla Lombardia. Chi si inventa un’attività qui trova tutto ciò che gli serve. Il punto è che il nostro tessuto imprenditoriale non è fordista, resta quello del distretto industriale diffuso, delle Pmi, che ha il pregio rispetto ai grandi di avere una grande flessibilità verso il mercato.
Il ricorso a manodopera straniera nelle vostre aziende è fondamentale, eppure su accoglienza e integrazione il Veneto si è accodato alla retorica nazionale dei “padroni a casa nostra”. Non si poteva davvero fare di più?
No. Il rigore sull’immigrazione è stato giusto. Non possiamo biasimare i cittadini, soprattutto se hanno paura. Oggi se uno straniero suona il campanello, nessuno apre la porta. Quarant’anni fa sì e si comprava pure un tappeto, magari... Guardi, non è questione di razzismo, è che dobbiamo tornare alla certezza della pena. Bisogna prima garantire la sicurezza, poi parliamo del resto. Da parte mia, auspico che si vada avanti con gli ingressi per i migranti che lavorano e i permessi di soggiorno per chi se lo merita. È giusto che ci siano canali internazionali umanitari, per aiutare le nostre imprese e le nostre famiglie: figure come badanti e colf sono indispensabili per i nostri anziani.
Se guarda alla Lega, il suo partito, non vede a rischio con l’arrivo del generale Vannacci la natura stessa del Carroccio, a partire dalla capacità di essere sindacato di territorio, come avviene da decenni in Veneto? E cosa pensa del dualismo con Fratelli d’Italia in Regione?
Credo che il consenso di un partito vada di pari passo con l’identità. Non leggo i post di nessuno, ma quando sento parlare di difesa delle leggi razziali fasciste, penso sia una cosa immonda e ho il dovere di dirlo. Alla Lega e al Veneto servono amministratori con lo spirito del buon padre di famiglia. Il consenso si coltiva non pensando che davanti hai uno che può votarti, ma facendo il tuo dovere con correttezza. Anche controcorrente, se serve. Ricordate quando chiusi Vo’ Euganeo per il Covid? Governare pensando al bene della comunità per me è questo. Il consenso invece si perde nella misura in cui perdi identità, radici nel territorio e la giusta direzione. La Lega deve conservare il suo “Sacro Graal”, la sua anima, che è fatta proprio di questi elementi.
E con Fratelli d’Italia?
Nessun dualismo. I Fratelli d’Italia faranno i Fratelli d’Italia, la Lega farà la Lega. Poi vedremo.

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