Tra Trump e Kiev, l'Italia alla prova del piano Usa sull'Ucraina

Meloni cauta: unità tra Ue e Usa. Ma Salvini arringa contro Bruxelles. Anche le opposizioni in panne. Schlein: «La pace non sia resa». Conte: «Colpa di chi voleva sconfiggere Mosca»
November 21, 2025
Tra Trump e Kiev, l'Italia alla prova del piano Usa sull'Ucraina
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è atterrata oggi a Johannesburg per il summit dei leader del G20
Per chi, come Giorgia Meloni, ha sempre sostenuto la necessità di una guida Usa alla soluzione della guerra in Ucraina, tenere una posizione sul piano di Washington, palesemente sconveniente per Kiev, non è un’impresa facile. Ma almeno finché l’Ue non deciderà cosa fare, l’unica chance che ha la premier è quella di oscillare tra Bruxelles e gli Stati Uniti restando salda nel suo intendimento di consolidarsi come ponte diplomatico tra le due sponde dell’Oceano Atlantico. Un esercizio di equilibrio che si rispecchia nella mossa compiuta prima di volare per Johannesburg, dove è impegnata per il G20. Meloni ha telefonato al cancelliere tedesco Friedrich Merz, al quale ha chiarito di aver «accolto con favore il riferimento alle solide garanzie di sicurezza» per Kiev, considerate «integrali al più ampio quadro della stabilità europea e transatlantica» e, soprattutto, «in linea con quanto da tempo proposto dall'Italia». Gli altri aspetti della proposta Usa, invece, «sono stati considerati meritevoli di ulteriore approfondimento». Ma per il momento è fondamentale «sostenere gli sforzi negoziali in corso» con l’obiettivo finale del «raggiungimento di una pace giusta e duratura, nell'interesse dell'intera Europa». Qualcosa in più si capirà oggi, dopo la riunione di emergenza con Francia, Germania e Regno Unito che, secondo il Financial Times, è stata organizzata ieri a margine del summit.
Da Roma, però, Guido Crosetto è stato molto meno prudente e ha chiarito che un’interlocuzione senza Kiev non è accettabile. Rispetto al piano di Trump, ha spiegato, «il tema è cosa ne pensa la nazione aggredita», cioè quella «che dovrebbe fare i sacrifici maggiori». Il riferimento del ministro della Difesa è alla cessione di territori, «che sono stati difesi a costo di centinaia di migliaia di vittime». Insomma, «non è tema di cui si può discutere dall'esterno» e in ogni caso «l'interlocuzione giusta è quella che coinvolge anche l’Ucraina». Come Crosetto la pensa Antonio Tajani, reduce da una riunione con i ministri degli Esteri dell’Unione e convinto sostenitore della necessità che l’Ue partecipi ai negoziati. Ma anche Elly Schlein è d’accordo. La pace, è il ragionamento della segretaria del Pd, non può risolversi in «una resa alle ragioni dell'aggressore» e sia l’Ucraina sia l’Ue devono sedere al tavolo del negoziato, perché le decisioni non possano essere lasciate «alle telefonate tra Trump e Putin». Per la leader dem Bruxelles deve fare tutto quello che può per provare a imporsi e Roma deve sostenerla in ogni modo, possibilmente «lasciando stare le gravi ambiguità di Salvini». Peccato che il capo del Carroccio non abbia intenzione di farsi parte e in serata non ha rinunciato a dire la sua, con buona pace dei colleghi degli Esteri e della Difesa: «Trump merita fiducia, anche alla luce del risultato ottenuto in Medio Oriente. Ci auguriamo che nessuno, in particolare a Bruxelles, Parigi e Berlino, intralci i negoziati per assurde pulsioni belliciste».

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