Regionali d’autunno, ultimo miglio. Schlein suona la carica: «Il Pd è unito»

Domenica e lunedì election day per Puglia, Veneto e Campania. Scontato l’esito per il dopo Zaia, mentre il centrosinistra resta in vantaggio per le altre due sfide. Su tutti, però, incombe lo spettro dell’astensionismo
November 16, 2025
Regionali d’autunno, ultimo miglio. Schlein suona la carica: «Il Pd è unito»
Venezia, referendum per l'autonomia del Veneto. Fase di preparazione dei seggi in vista del referendum di domani domenica 22 ottobre 2017. In foto le schede per la votazione e l'attestato di partecipazione al voto rilasciato dalla Regione Veneto. (Mestre - 2017-10-21, Alvise Busetto / IPA) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate Domenica saremo chiamati alle urne.
Lo spettro dell’astensionismo aleggia sull’election day di domenica prossima, quando il trittico Veneto–Puglia-Campania chiuderà l’intensa serie di queste regionali d’autunno. Un rischio per entrambi gli schieramenti e una preoccupazione sentita in particolar modo dal Quirinale. L’allarme di Sergio Mattarella è risuonato per l’ennesima volta solo pochi giorni fa, durante il suo intervento all’assemblea nazionale dell’Anci a Bologna, nel quale ha messo in guardia da una democrazia «a bassa intensità», termometro impietoso di una crescente sfiducia nei confronti della politica. Il trend non conforta: nelle ultime regionali, da settembre, c’è stato un calo di 7 punti e mezzo in Valle d’Aosta, di quasi 10 nelle Marche, e addirittura di 15 in Toscana. Solo la Calabria ha visto una flessione di poco più di un punto, ma lì il dato era scivolato già nel 2020 (44,3%).
Ciò premesso, in tutte e tre le regioni chiamate alle urne si voterà domenica 23 dalle 7:00 alle 23:00 e lunedì 24 dalle 7:00 alle 15:00. Il risultato, salvo sorprese clamorose, appare piuttosto scontato. Specie per il dopo Zaia in Veneto, dove la conferma del centrodestra è decisamente la quota più bassa su cui scommettere. Le altre due regioni potrebbero forse regalare un po’ più di suspense, ma è difficile che il centrosinistra possa rischiare.
Tuttavia la leader dem, Elly Schlein, non vuole lasciare nulla di intentato e alla parata dei leader di centrodestra di venerdì a Napoli, ha risposto ieri chiamando a raccolta i sindaci dem. Sfruttando il raduno dell’Anci li ha riuniti a Bologna per suonare la carica, non solo in vista del prossimo weekend, ma anche per le politiche del 2027: «Abbiamo bisogno del vostro contributo nella sfida che ci porterà al governo del Paese. Tanti amministratori li abbiamo scelti per guidare le coalizioni regionali e per portare la loro esperienza anche al Parlamento Ue», li ha blanditi. Più tardi, a Verona, ha cercato di allontanare i malumori intorno alla sua leadership: «Il partito è unito e compatto, tutte le sue candidate e candidati sono in corsa in tutti i collegi».
In Campania l’esito più probabile è la vittoria di Roberto Fico. L’ex presidente della Camera, del M5s, ha sempre riscosso un certo gradimento negli ambienti dem più a sinistra. Più difficile è stato incassare il lasciapassare di Vincenzo De Luca. Il Pd ha dovuto cedere sulla segreteria regionale, lasciata al figlio del governatore uscente, Piero, ma ora che l’ostacolo è superato la strada di Fico sembra spianata. Sul fronte opposto non c’è il primo venuto, ma un pezzo da novanta, il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli, uomo forte di FdI, molto vicino a Meloni. Per la sua corsa i leader di coalizione non si sono certo risparmiati e, dopo 10 anni di centrosinistra, pur senza farsi grandi illusioni, sembrano convinti di potersela giocare.
In Puglia il regno del fronte progressista dura da ancor più tempo, vent’anni, contando il governo di Nichi Vendola, e anche qui la partita sembra pronosticabile. In lizza per il campo largo c’è l’eurodeputato dem ed ex sindaco di Bari, Antonio Decaro, tra i campioni di preferenze alle scorse europee. Anche la sua candidatura è stata frutto di un percorso travagliato, proprio per la presenza di Vendola nelle liste per il Consiglio e per quella del presidente in carica Michele Emiliano, che però, alla fine, ha ceduto alle pressioni del Nazareno e ha rinunciato alla sua corsa. Sfiderà Luigi Lobuono, imprenditore, figura civica, senza esperienze dirette in politica, ma vicino a Forza Italia.
La sfida meno eccitante, come detto, è quella veneta. Nel feudo di Zaia, che ha provato in tutti i modi a correre per un terzo mandato e che comunque tirerà il carro da capolista in tutte le province, si candida Alberto Stefani, deputato del Carroccio scelto, o meglio imposto, direttamente da Matteo Salvini, che ne ha annunciato la sfida ancor prima del via libera da parte degli alleati. A sacrificarsi contro di lui c’è Giovanni Manildo del Pd, già sindaco di Treviso, non molto conosciuto a livello nazionale, ma la lotta sarebbe stata impari per chiunque.

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