Meloni fa asse con gli europei e cerca unità sul cessate il fuoco a Gaza
di Redazione
L'imprevedibilità di Trump "spinge" la premier verso Germania e Francia. Rischia di saltare anche la mini-conclusione sui migranti. In Italia il nodo delle aperture di Salvini a Putin "

Le ore che hanno preceduto l’avvio uffiiale del G7 sono state a dir poco concitate, anche per Giorgia Meloni. La premier ha avuto un ampio giro di faccia a faccia e colloqui durante i quali ha provato a tenere viva l’attenzione anche su Gaza, forse immaginando che il conflitto Israele-Iran stia aprendo una finestra per il «cessate il fuoco». La proposta, spiegano alle agenzie d stampa fonti diplomatiche italiane al seguito della presidente del Consiglio, avrebbe riscontrato «aperture» dai partner.
In modo particolare, la piattaforma italiana avrebbe ricevuto un sostegno dai Paesi Ue presenti al G7, Francia e Germania. Non pare un caso. La giornata canadese della presidente del Consiglio è stata segnata da una forte tessitura all’interno dell’Ue. Quasi una strategia compensativa, adottata anche da Parigi e Berlino, e in parte anche da Londra e dagli altri Paesi del G7, di fronte alle tuonate impetuose di Donald Trump.
E dunque, sebbene di prammatica, la riunione di coordinamento europeo che precede l’avvio ufficiale dei lavori assume un significato diverso. E anche la presenza, ovvia, di Giorgia Meloni. Sebbene nessuno si azzardi a dirlo pubblicamente, si prova a creare un argine a Washington, dal ruolo di Putin a quello cinese.
Il coordinamento europeo prevede la presenza, insieme a Italia, Francia e Germania, dei vertici delle istituzioni comunitarie, la presidente della CommissioneVon der Leyen e il presidente del Consiglio Antonio Costa. Un formato che rende credibile l’ipotesi che si sia parlato delle ultime evoluzioni sui dazi.
Anche il filo che lega Italia (e Ue) con il Canada di Marc Carney sembra robusto. La premier ha fissato nella prima giornata di vertice un bilaterale con il primo ministro canadese, così come ha avuto, prima dell’inizio del G7, colloqui con il tedesco Merz e il britannico Starmer. I leader di Roma, Berlino, Londra, Francia e Ottawa sono stati inoltre immortalati in un lungo colloquio informale, sempre prima dell’avvio del G7 vero e proprio.
Scambi preventivi che sarebbero considerati normali, e in realtà lo sono. Ma la variabile-Trump ne cambia i connotati. E posizionano Meloni in modo diverso anche rispetto al dibattito che echeggia da Roma. Matteo Salvini considera «non infondata», perché avanzata da Trump e perché indicherebbero «un accordo tra Russia e Ucraina», l’ipotesi di Putin mediatore tra Israele e Iran. Parole che stonano con la prudenza della premier e del ministro degli Esteri Tajani. E che costano al capo della Lega l’appellativo di «futurista politico», messo a verbale da Calenda.
Per quanto riguarda l’agenda della premier, resta immutato il suo ruolo da “speaker” alla terza sessione, “Comunità sicure”: ma il ciclone-Trump potrebbe toglierle anche la soddisfazione di una dichiarazione a sette sul tema-migranti.
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