La manovra non convince Confindustria: «Manca la parola crescita»

Il presidente degli industriali Orsini: «Serve un piano industriale per il Paese». E il vice Camilli dopo il confronto con il Governo avverte: «Da gennaio incentivi finiti e industria nuda»
October 13, 2025
La manovra non convince Confindustria: «Manca la parola crescita»
Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, nel corso dell'Assemblea Generale di Unindustria a Roma, 7 ottobre 2025. ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI
La manovra in arrivo non convince gli industriali, preoccupati per la fine degli incentivi da gennaio e per l'assenza di una strategia per aumentare la produttività. «Credo che manca molto la parola crescita», ha commentato il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, nel corso dell'assemblea di Assolombarda, questa mattina. «La parola crescita - ha aggiunto - è fondamentale per creare certezza. Apprezzo il lavoro fatto dal ministro Giorgetti sul contenimento dei conti pubblici. Ma la crescita si fa con investimenti. Investimenti che ci servono per essere competitivi. Noi abbiamo l'obbligo per essere più competitivi».
Orsini ha chiesto al governo un intervento concreto «diviso in tre vie». Il primo punto «è il sostenere e anche qui il focus per i piccoli e i medi che devono comunque avere quel meccanismo automatico. Dall'altra parte invece abbiamo anche le grandi imprese che stanno utilizzando degli strumenti per incrementare le produttività, io penso al contratto di sviluppo». Poi la richiesta di un piano industriale del paese, costruendo «un processo col contratto di sviluppo» e «cambiando la misura degli incentivi». Infine «far crescere il Sud», perché «abbiamo visto gli investimenti al Sud con la Zes Unica».  Se vuoi crescere, è il ragionamento di Orsini «l'unico modo è incentivare gli investimenti per diventare più competitivi».
Il presidente degli industriali se l'è presa anche con l'Ue, specie rispetto alla strategia europea per l'automotive, ed è stato piuttosto netto: «Io sono un europeista convinto, ma io dico che così com'è non va. Dobbiamo andare a capire quali sono gli effetti, le conseguenze - ha osservato - ma qui noi facciamo le misure, non capiamo neanche gli effetti che generano». L'automotive, ha aggiunto,  «è il nostro primo prodotto e stiamo riusciti a distruggerlo, ma per cosa?».
Stamane si è tenuto anche il confronto con il governo e i rappresentanti delle categorie produttive. Per Confindustria c'era il vice di Orsini Angelo Camilli, che però non è parso soddisfatto: «Alla luce delle indicazioni fornite dal Governo sulla prossima manovra, come Confindustria abbiamo ancora una volta espresso preoccupazione per la mancanza, al momento, di misure forti a sostegno degli investimenti». Misure, ha aggiunto Camilli, quanto mai necessarie «in un quadro come quello attuale che vede una crescita prossima allo zero» e «sostenuta principalmente dal Pnrr». Il numero due di Viale dell'Astronomia ha poi lanciato l'allarme sulla fine dei sostegni alle aziende: «Da gennaio terminano tutti gli incentivi e l'industria italiana è nuda, senza strumenti per competere in uno scenario dominato da incertezza, dazi e rischio delocalizzazione». Per questo gli industriali chiedono un che il Fondo di garanzia sia reso «strutturale» e abbia una dotazione finanziaria «adeguata», visto che rimane centrale per l'accesso al credito delle Pmi».

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