Il Forum delle famiglie: la crisi demografica assomiglia a un precipizio
Il presidente Adriano Bordignon: l'intervento sull'Isee avrà un impatto positivo sull'Assegno unico. Dal Governo passi positivi

Niente lascia sperare che l’Italia riesca a uscire dalla spirale demografica in cui si è cacciata, insieme a molte altre “nazioni avanzate”. I numeri definitivi sul 2024 pubblicati dall’Istat confermano che anche lo scorso anno le nascite sono diminuite (-2,6%) con soli 369.944 nuovi nati. È un nuovo minimo storico, ma è dal 2008 che l’Italia aggiorna puntualmente ogni anno il livello di nascite più basso di sempre. I neonati italiani sono stati stabilmente sopra il milione fino alla Seconda guerra mondiale. Negli anni ‘70 è iniziato un declino lento piuttosto brusco (per la prima volta sotto gli 800mila nati nel ‘75, sotto i 600mila nel ‘79) che poi ha rallentato per accelerare di nuovo negli anni 2000. Siamo scesi per la prima volta sotto i 500mila nati nel 2015 e sotto i 400mila nel 2022. La discesa sotto i 300mila di questo passo rischia di arrivare verso la fine del prossimo decennio. Forse anche prima. Qui l'articolo.
Adriano Bordignon, presidente del Forum delle Associazioni familiari: nuovo record negativo di nascite e nessun segno di ripresa: gli 1,6 miliardi della manovra cosa rappresentano rispetto a questi dati?
Di fronte a questo scenario, pur apprezzando il focus estremamente interessante sulla famiglia nella manovra, ci sembra di avere armi insufficienti rispetto allo squilibrio demografico che sta attanagliando il nostro Paese e ne sta segnando i destini in termini di produttività, sostenibilità e competitività.
Sull’Isee il governo è intervenuto: come valuta le misure? Che effetti produrranno?
Siamo soddisfatti che si sia iniziato a mettere mano all’Isee. Si tratta di uno strumento di valutazione della situazione economica del nucleo familiare contestato dal Forum da troppi anni senza ascolto. In prima battuta perché non appropriato per lo sviluppo di politiche familiari, ma più congruo per politiche assistenzialistiche. In seconda battuta perché contiene grossolani limiti di equità. Alcune delle nostre richieste sono state in parte valutate. La soglia di neutralità ai fini Isee della prima casa è aumentata da 52.500 a 91.500 euro e maggiorata di 2.500 euro per ciascun figlio convivente successivo al primo. La scala di equivalenza è leggermente migliorata: in caso di 2 figli c’è una maggiorazione di 0,1 (prima era nulla), in caso di 3 figli la maggiorazione è salita da 0,2 a 0,25, l’aumento è proporzionale anche per le famiglie numerose. Da alcune simulazioni emergono i vantaggi. Ad esempio, noi proponiamo come schema quello di una famiglia con due figli e reddito di 45mila euro circa, che si troverà un Isee di circa 22mila euro, quasi 4mila euro in meno.
Cosa significa in concreto?
Queste variazioni impatteranno in modo positivo principalmente sull’Assegno unico per la cui copertura sono stanziate infatti ulteriori somme. Nel 2026 parliamo di 324 milioni di euro in più. Oltre a ciò, il miglioramento è atteso anche per l’accesso all’Assegno di inclusione, bonus nido e bonus nuovo nati. Complessivamente si tratta di un primo passo di un percorso che non sembrava mai arrivare.
Sin qui giudizio positivo, dunque. Il Forum però aveva chiesto una misura sui libri scolastici, che non è arrivata: spingerete sul Parlamento?
Si, il tema del diritto allo studio e dei costi estremamente significativi che le famiglie sostengono ci chiede di continuare ad insistere su questa misura. Si andrebbe a completare il quadro degli strumenti a supporto delle famiglie per affrontare la spesa dei libri di testo che attualmente sono il buono regionale - per il quale serve una revisione nei meccanismi di distribuzione - e il welfare aziendale ancora non esteso a tutti i contratti. In termini di cura dei figli minori apprezziamo molto che sia stato creato un fondo strutturale per i centri estivi presso il Mef senza andare a gravare sul Fondo Famiglia.
Fermo restando la necessità di risorse economiche e servizi, come si può invertire il dato culturale della denatalità?
Si tratta di “indossare gli occhiali della famiglia” considerando ogni risorsa spesa per la natalità non come un costo ma come un investimento. In tal modo le politiche familiari non sarebbero la cenerentola del welfare ma il perno di una vera e propria “politica industriale” per il Paese.
La sensazione è che tutti siano d’accordo ma che manca il coraggio di agire con uno “choc”...
Sembra in effetti che via sia una larga convergenza. Non solo nella politica ma anche in chi amministra i territori e nel mondo del lavoro, della sanità, della previdenza e della finanza. Ora ci si aspetta che non subentrino fatalismo ed arrendevolezza ma che vengano messe in gioco le migliori risorse per appiattire una curva che sembra un precipizio. Anche l’Europa deve fare la sua parte: dovrebbe proporre la riclassificazione delle politiche familiari e demografiche come investimenti strutturali. È il momento più adatto per chiedere una deroga mirata, come già avviene per ambiti strategici quali transizione verde e digitale ma anche per le spese militari. Le politiche familiari hanno effetti duraturi sulla sostenibilità del Paese e dell’intero continente, favoriscono il Pil e rafforzano la coesione.
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