Gli studenti incalzano i politici: «Perché aumentate le spese militari?»
di Redazione
Alla Cattolica appuntamento con Metsola, il commissario Fitto e Tajani. Attenzione e molte domande dei giovani. La presidente del Parlamento Europeo: «Voglio più giovani e donne in politica»

Gli studenti continuano ad arrivare, occupano ogni posto disponibile. All’università Cattolica stanno per arrivare tre figure centrali delle istituzioni europee: Roberta Metsola, presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, ministro degli Esteri, e Raffaele Fitto, vicepresidente della Commissione Europea. Altro che “la politica non interessa ai giovani”. L’occasione è l’evento “Europa: domande aperte per un futuro in comune”, pensato per favorire il dialogo diretto tra giovani e istituzioni europee.
Poi la rettrice, Elena Beccalli, prende la parola e tutta l’aula si alza in piedi. Dopo il momento di intervista con il direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, la parola è lasciata a loro. Centinaia le domande preparate durante le lezioni, sintetizzate a una manciata per questioni di tempo. C’è chi chiede: come garantire che il piano per interrompere la dipendenza energetica dal gas russo sia trasparente? O ancora: come rafforzare la partecipazione politica dei giovani in Europa? Come bilanciare sviluppo dell’intelligenza artificiale e diritti fondamentali? Quale futuro per i rapporti tra Europa e Stati Uniti?
Poi un focus su guerra e difesa. Elisa Giori, studentessa di Economia e Giurisprudenza, si rivolge alla presidente Metsola: «L’Unione Europea sta aumentando la spesa per la difesa militare. In che modo questa scelta è compatibile con gli obiettivi di sostenibilità ambientale?» Metsola risponde con una certa vaghezza: «Dobbiamo lavorare sulla crescita economica, e possiamo farlo continuando sulla rotta della sostenibilità: protezione del clima, economia stabile e investimenti nella nostra sicurezza». Poi tocca a Tajani. Silvia Maffioletti, Scienze linguistiche, chiede: «Come può l’Ue migliorare l’interoperabilità delle forze armate senza duplicare le strutture della Nato?» Il ministro risponde netto: «Gli europei spendono tanto, ma spendono male, perché prevale un egoismo nazionale. Se vogliamo costruire una difesa europea, dobbiamo procedere per gradi. Serve più cooperazione tra industrie, più interoperabilità. Oggi ci sono 27 sistemi diversi: così l’efficienza è ridotta. L’Europa deve garantire la propria sicurezza con coordinamento e investimenti. Siamo parte della Nato, che non è solo un’alleanza militare ma anche politica: è il simbolo del rapporto privilegiato tra Europa e Stati Uniti. Finora l’accordo è stato sbilanciato. Serve una difesa europea per rafforzare il nostro pilastro, oggi sgangherato. È anche una questione di dignità».
Tra il pubblico c’è attenzione, interesse, partecipazione. Francesco Aceituno, studente del primo anno magistrale in Scienze politiche, definisce l’incontro «un confronto importante su tematiche che non solo studiamo, ma che ci stanno a cuore». A colpirlo sono in particolare le riflessioni sul rapporto con gli Stati Uniti e sugli investimenti nel riarmo, «affinché siano in grado di presidiare una pace davvero efficace, e rappresentino davvero un passo verso una politica di difesa comune». Chiara, al primo anno della stessa facoltà, apprezza l’incontro, ma avanza una critica: avrebbe voluto che si parlasse anche di parità di genere e ruolo delle donne nelle istituzioni, invece «se ne parla ancora troppo poco». Ma sul punto un impegno viene dalla Metsola: «Voglio vedere più giovani e donne candidate, non ne abbiamo abbastanza. In proporzione all’Europarlamento l'età più giovane dei deputati e l'aumento delle donne non sta crescendo nel modo che voglio vedere. La politica è una missione, è difficile da fare, ma è la cosa più bella se la fai con i valori di rispetto e tolleranza».
Poi la rettrice, Elena Beccalli, prende la parola e tutta l’aula si alza in piedi. Dopo il momento di intervista con il direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, la parola è lasciata a loro. Centinaia le domande preparate durante le lezioni, sintetizzate a una manciata per questioni di tempo. C’è chi chiede: come garantire che il piano per interrompere la dipendenza energetica dal gas russo sia trasparente? O ancora: come rafforzare la partecipazione politica dei giovani in Europa? Come bilanciare sviluppo dell’intelligenza artificiale e diritti fondamentali? Quale futuro per i rapporti tra Europa e Stati Uniti?
Poi un focus su guerra e difesa. Elisa Giori, studentessa di Economia e Giurisprudenza, si rivolge alla presidente Metsola: «L’Unione Europea sta aumentando la spesa per la difesa militare. In che modo questa scelta è compatibile con gli obiettivi di sostenibilità ambientale?» Metsola risponde con una certa vaghezza: «Dobbiamo lavorare sulla crescita economica, e possiamo farlo continuando sulla rotta della sostenibilità: protezione del clima, economia stabile e investimenti nella nostra sicurezza». Poi tocca a Tajani. Silvia Maffioletti, Scienze linguistiche, chiede: «Come può l’Ue migliorare l’interoperabilità delle forze armate senza duplicare le strutture della Nato?» Il ministro risponde netto: «Gli europei spendono tanto, ma spendono male, perché prevale un egoismo nazionale. Se vogliamo costruire una difesa europea, dobbiamo procedere per gradi. Serve più cooperazione tra industrie, più interoperabilità. Oggi ci sono 27 sistemi diversi: così l’efficienza è ridotta. L’Europa deve garantire la propria sicurezza con coordinamento e investimenti. Siamo parte della Nato, che non è solo un’alleanza militare ma anche politica: è il simbolo del rapporto privilegiato tra Europa e Stati Uniti. Finora l’accordo è stato sbilanciato. Serve una difesa europea per rafforzare il nostro pilastro, oggi sgangherato. È anche una questione di dignità».
Tra il pubblico c’è attenzione, interesse, partecipazione. Francesco Aceituno, studente del primo anno magistrale in Scienze politiche, definisce l’incontro «un confronto importante su tematiche che non solo studiamo, ma che ci stanno a cuore». A colpirlo sono in particolare le riflessioni sul rapporto con gli Stati Uniti e sugli investimenti nel riarmo, «affinché siano in grado di presidiare una pace davvero efficace, e rappresentino davvero un passo verso una politica di difesa comune». Chiara, al primo anno della stessa facoltà, apprezza l’incontro, ma avanza una critica: avrebbe voluto che si parlasse anche di parità di genere e ruolo delle donne nelle istituzioni, invece «se ne parla ancora troppo poco». Ma sul punto un impegno viene dalla Metsola: «Voglio vedere più giovani e donne candidate, non ne abbiamo abbastanza. In proporzione all’Europarlamento l'età più giovane dei deputati e l'aumento delle donne non sta crescendo nel modo che voglio vedere. La politica è una missione, è difficile da fare, ma è la cosa più bella se la fai con i valori di rispetto e tolleranza».
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