Fumarola (Cisl): «No all'aumento dell'età pensionabile»
Parla la segretaria generale: «Il sindacato deve anche saper costruire. Importanti aperture da parte del Governo». E sugli scioperi pro Gaza: «Crediamo in un approccio non ideologico»

Segretaria Daniela Fumarola, dopo il confronto di venerdì col ministro dell’Economia Giorgetti, a differenza dei suoi colleghi di Uil e Cgil, lei ha parlato per la Cisl di un incontro «positivo e importante». Questa differenza è una nuova frattura?
Non è una questione di toni, ma di merito e metodo. Il sindacato deve saper criticare, ma anche costruire. La Cisl crede nel confronto - risponde la segretaria generale del sindacato di via Po -, soprattutto quando si discutono nelle sedi istituzionali scelte importanti per il Paese e per le persone che noi rappresentiamo. Abbiamo posto questioni concrete e registrato aperture importanti dal governo. La manovra è il primo tassello di una strategia condivisa che punti a costruire quel Patto della responsabilità proposto dalla Cisl, strumento essenziale per rafforzare coesione sociale, crescita economica e partecipazione democratica.
Sull’Irpef ha parlato di un’apertura rispetto alla soglia per l’abbassamento dell’aliquota dal 35 al 33%. Si attende che sarà confermata?
È un segnale di equità sostenere anche il ceto medio, che lo scorso anno era rimasto tagliato fuori. Portare la soglia di minor tassazione fino a 60mila euro è un obiettivo possibile se si interviene anche sul riordino dei bonus e delle agevolazioni fiscali e su una lotta efficace all’evasione. Ben venga anche un contributo di solidarietà dalle banche. Si possono tassare di più anche le grandi rendite finanziarie e la speculazione. Ogni euro recuperato deve tornare a chi lavora. Bisogna dare risposte concrete al pubblico impiego, scuola, università, ricerca.
Sui salari non crede che, al di là della produttività, sia comunque necessario intervenire sugli stipendi?
Aumentare i salari è la nostra priorità, insieme alla creazione di occupazione stabile, di qualità e in assoluta sicurezza. Ma i salari aumentano se cresce la produttività e si redistribuisce equamente, se si punta sull’innovazione, la formazione, le buone flessibilità contrattate, e soprattutto una maggiore partecipazione dei lavoratori ai processi produttivi. Per questo chiediamo di defiscalizzare i premi di risultato legati alla contrattazione di secondo livello, su cui l’esecutivo si è impegnato a intervenire. Altrettanto importante è detassare le tredicesime per lavoratori e pensionati a partire da quest’anno e defiscalizzare il lavoro “scomodo”.
È fiduciosa sui rinnovi dei contratti?
Bisogna accelerare tutte le trattative aperte. Ci sono milioni di lavoratori che attendono il rinnovo, a partire dai metalmeccanici, dalla sanità, dalla scuola e dagli enti locali dove servono risorse adeguate e un fondo perequativo per ridurre le differenze tra comparti e territori, riconoscendo in modo equo l’impegno di chi garantisce ogni giorno i servizi alla comunità. I contratti sono uno strumento di giustizia sociale e di coesione. Spero che tutte le associazioni imprenditoriali e le istituzioni dimostrino senso di responsabilità.
Rispetto alle pensioni ritiene inaccettabile aumentare l’età pensionabile oltre i 67 anni?
Sì. Bisogna riprendere invece il tavolo di confronto al ministero del Lavoro per costruire un sistema previdenziale più sostenibile ed equo. Serve maggiore flessibilità in uscita, sostenere Opzione donna e tutelare i più fragili. Per i giovani chiediamo una pensione di garanzia e il rilancio dei fondi complementari.
Sulla sanità cosa si aspetta?
Il governo ci ha confermato che ci saranno delle risorse aggiuntive. Servono investimenti veri, non solo numeri. Senza medici, infermieri e operatori il sistema non regge. Occorre rafforzare la medicina territoriale, la prevenzione e ridurre le differenze tra Nord e Sud. La salute è un diritto universale e la sanità pubblica va difesa come bene comune. E bisogna finanziare adeguatamente anche le politiche per l’inclusione contro la povertà e a sostegno della non autosufficienza.
La Cgil ha già annunciato una manifestazione per il 25 ottobre contro l’austerità e le spese per il riarmo.
Rispettiamo le scelte delle altre organizzazioni. Noi pensiamo che oggi occorra un approccio responsabile e non ideologico, sostenendo una linea europea di difesa comune, capace di garantire sicurezza, pace e sviluppo sociale. Scioperare è un diritto costituzionale sacrosanto che non va messo in discussione. Ma la solidarietà deve esprimersi in termini tangibili, sensati, senza possibili strumentalizzazioni. Il sindacato deve fare il suo mestiere, costruire sempre condizioni di dialogo, non incentivare rotture sociali o strizzare l’occhio ai movimenti radicali.
E per la pace cosa può fare un sindacato?
La pace non è un dono calato dall'alto, ma una responsabilità collettiva da conquistare e difendere. Richiede volontà politica, coerenza morale e impegno concreto. Nessuna guerra è inevitabile: può esistere una via d’intesa se si mette al centro la dignità di ogni vita e il riconoscimento reciproco tra i popoli. Vale per l’Ucraina e per la Palestina. Da questa convinzione nasce la nostra Maratona per la pace, un grande percorso di mobilitazione civile e sociale che attraverserà l’Italia nei prossimi giorni. Coinvolgerà lavoratori, giovani, famiglie, associazioni e cittadini, con assemblee e iniziative diffuse in tutto il territorio. Il cammino culminerà il 15 novembre a Roma, in una grande assemblea nazionale. In quell’occasione consegneremo alla Croce Rossa italiana i fondi raccolti attraverso la sottoscrizione promossa dalla Cisl a sostegno delle popolazioni colpite dalle guerre.
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