mercoledì 14 dicembre 2022
Appello del Papa a vivere le festività con sobrietà e umiltà, facendo un gesto concreto per la popolazione del Paese in guerra che “soffre tanto”: “Natale sì, ma con gli ucraini nel cuore”
Il Papa: un Natale più sobrio, risparmiamo per aiutare l'Ucraina che soffre

Reuters

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Un Natale all’insegna della sobrietà e dell’umiltà, mantenendo lo spirito della festa e la tradizione dei regali, ma con il cuore e lo sguardo alla popolazione ucraina quest’anno al buio, al freddo, a combattere con la fame e l’assenza di cure mediche. Papa Francesco si appella a tutti i fedeli in vista delle festività natalizie, chiedendo loro, al termine dell’udienza generale in Aula Paolo VI, di vivere il “Natale, sì; ma con gli ucraini nel cuore”.

Da sempre papa Francesco negli Angelus e nelle udienze prima di Natale chiede di vivere questa festa mettendone al centro il senso profondo, la nascita di Cristo, non dissipandola quindi tra eccessi e consumo esagerato. Ancora di più quest’anno, con una guerra alle nostre porte, la richiesta di Francesco si fa insistente e prende la forma di un gesto simbolico, tanto spirituale quanto materiale, che mostri la vicinanza a una popolazione che soffre. "Rinnoviamo la nostra vicinanza al martoriato popolo ucraino, perseverando nella preghiera fervorosa per questi nostri fratelli e sorelle che tanto soffrono. Fratelli e sorelle, io vi dico: si soffre tanto in Ucraina, tanto, tanto…"

Il Papa: vigiliamo sempre sul nostro cuore perché il male sa travestirsi da angelo

Vigilare, per custodire il nostro cuore e capire cosa succede dentro”. È l’invito, a braccio, del Papa, che ha dedicato l’udienza di oggi, pronunciata in Aula Paolo VI, ad “un atteggiamento essenziale affinché tutto il lavoro fatto per discernere il meglio e prendere la buona decisione non vada perduto: l’atteggiamento della vigilanza”. “Perché in effetti il rischio c’è, ed è che il ‘guastafeste’, cioè il Maligno, possa rovinare tutto, facendoci tornare al punto di partenza, anzi, in una condizione ancora peggiore”, il monito di Francesco: “E questo succede: per questo stare attenti e vigilare. Ecco perché è indispensabile essere vigilanti”.

La vigilanza, quindi, è un atteggiamento “di cui tutti abbiamo bisogno perché il processo di discernimento vada a buon fine e rimanga lì”. Come ci insegna Gesù, infatti, “il buon discepolo è vigilante, non si addormenta, non si lascia prendere da eccessiva sicurezza quando le cose vanno bene, ma rimane attento e pronto a fare il proprio dovere”. “Se manca la vigilanza, è molto forte il rischio che tutto vada perduto”, il grido d’allarme del Papa: “Non si tratta di un pericolo di ordine psicologico, ma di ordine spirituale, una vera insidia dello spirito cattivo. Questo, infatti, aspetta proprio il momento in cui noi siamo troppo sicuri di noi stessi – e questo è il pericolo: sono sicuro di me stesso, ho vinto, sto bene, quello è il momento che lui aspetta – quando tutto va bene, quando le cose vanno a gonfie vele e abbiamo, come si dice, il vento in poppa”. “Dobbiamo custodire sempre la nostra casa, il nostro cuore, e non essere distratti, perché qui è il problema”, la consegna del Papa: “Allora, lo spirito cattivo può approfittarne e ritornare in quella casa”.

“Quando confidiamo troppo in noi stessi e non nella grazia di Dio, allora il Maligno trova la porta aperta. Allora organizza la spedizione e prende possesso di quella casa”. Così il Papa nella catechesi dedicata alla vigilanza. “La condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima”, ha commentato Francesco: “Ma il padrone non se ne accorge. No, perché questi sono i demoni educati, entrano senza che tu te ne accorga. Bussano alla porta e poi alla fine comandano loro”. “State attenti a questo diavolo educato, che fa finta di essere un grande signore”, l’invito a braccio del Papa, che ha esortato a “custodire la casa da questo inganno dei demoni educati”, da cui deriva anche la “mondanità spirituale”. “La tentazione viene travestita di angelo”, ha detto ancora fuori testo Francesco: “il demonio sa travestirsi, entra con parole cortesi, ti convince e alla fine la cosa è peggiore che all’inizio”.

L’esempio scelto dal Papa è quello della parabola evangelica in cui il padrone di casa non si accorge dell’invasione degli spiriti maligni: “Non era stato così bravo a fare il discernimento e a cacciarli via? Non aveva avuto anche i complimenti dei suoi amici e dei vicini per quella casa così bella ed elegante, così ordinata e pulita? Già, ma forse proprio per questo si era innamorato troppo della casa, cioè di sé stesso, e aveva smesso di aspettare il Signore, di attendere la venuta dello Sposo; forse per paura di rovinare quell’ordine non accoglieva più nessuno, non invitava i poveri, i senza tetto, quelli che disturbano… Una cosa è certa: qui c’è di mezzo il cattivo orgoglio, la presunzione di essere giusti, di essere bravi, di essere a posto”.

“Sembra impossibile ma è così”, il commento di Francesco, che poi ha proseguito a braccio: “Tante volte siamo vinti nelle battaglie per questa mancanza di vigilanza. Il Signore ha dato tante grazie, e alla fine non siamo capaci di perseverare in queste grazie e perdiamo tutto, perché perdiamo la vigilanza. E poi siamo stati ingannati, qualcuno si mette dentro e ‘ciao’, il diavolo fa queste cose. E purtroppo l’esperienza lo conferma. Ciascuno può anche verificarlo ripensando alla propria storia personale”. “Non basta fare un buon discernimento e compiere una buona scelta”, ha concluso il Papa: “Bisogna rimanere vigilanti, custodire questa grazia che Dio ci ha dato, ma vigilare. Se io dicessi: cosa sta succedendo nel tuo cuore? Forse non sapremmo dire tutto. Vigilare nel cuore. La vigilanza è segno di saggezza, è segno soprattutto di umiltà, e l’umiltà è la via maestra della vita cristiana”.

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