mercoledì 6 maggio 2020
Francesco: rimettere al centro la dignità della persona e del lavoro. La non-fede è come "omertà", abitua al male che opprime
Il Papa: no a sfruttamento dei braccianti, al centro la dignità della persona

Vatican Media

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“Fare della crisi l’occasione per rimettere al centro la dignità della persona e del lavoro”. E’ l’appello del Papa, che al termine dell’udienza di oggi, prima dei saluti ai fedeli di lingua italiana – collegati via streaming – ha raccolto l’appello dei lavoratori e di “tutti i lavoratori sfruttati”.

“In occasione del 1° maggio – ha rivelato Francesco – ho ricevuto diversi messaggi riferiti al mondo del lavoro e ai suoi problemi. In particolare, mi ha colpito quello dei braccianti agricoli, tra cui molti immigrati, che lavorano nelle campagne italiane. Purtroppo tante volte vengono duramente sfruttati”.

È vero che c’è crisi per tutti, ma la dignità delle persone va sempre rispettata”, il monito del Papa: “Perciò accolgo l’appello di questi lavoratori e di tutti i lavoratori sfruttati e invito a fare della crisi l’occasione per rimettere al centro la dignità della persona e del lavoro”.

“La fede è avere due mani alzate, una voce che grida per implorare il dono della salvezza” ha spiegato il Papa, nella prima udienza dedicata alla preghiera, trasmessa in diretta streaming dalla biblioteca del Palazzo apostolico vaticano.

Il testo integrale dell'udienza

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Il Catechismo afferma che “l’umiltà è il fondamento della preghiera”, ha ricordato Francesco: “La preghiera nasce dalla terra, dall’humus – da cui deriva ‘umile’, ‘umiltà’ –; viene dal nostro stato di precarietà, dalla nostra continua sete di Dio”. Nasce da qui, per il Papa, la definizione della fede: “La fede è grido; la non-fede è soffocare quel grido. Soffocare quel grido una specie di ‘omertà’. La fede è protesta contro una condizione penosa di cui non capiamo il motivo; la non-fede è limitarsi a subire una situazione a cui ci siamo adattati. La fede è speranza di essere salvati; la non-fede è abituarsi al male che ci opprime. E continuare così”. “Cominciamo questa serie di catechesi con il grido di Bartimeo, perché forse in una figura come la sua c’è già scritto tutto”, l’invito di Francesco: “Bartimeo è un uomo perseverante. Intorno a lui c’era gente che spiegava che implorare era inutile, che era un vociare senza risposta, che era chiasso che disturbava e basta, che per favore si fermasse di gridare: ma lui non è rimasto in silenzio. E alla fine ha ottenuto ciò che voleva”.

“Tutti abbiamo una voce dentro”: “Non pregano solo i cristiani”

“Tutti abbiamo una voce dentro”. Lo ha detto, a braccio, il Papa, che nella prima catechesi dedicata alla preghiera e trasmessa in diretta streaming dalla biblioteca del Palazzo apostolico vaticano ha sottolineato che “non pregano solo i cristiani”. “Più forte di qualsiasi argomentazione contraria, nel cuore dell’uomo c’è una voce che invoca”, ha spiegato Francesco: “Tutti abbiamo questa voce dentro. Una voce che esce spontanea, senza che nessuno la comandi, una voce che s’interroga sul senso del nostro cammino quaggiù, soprattutto quando ci troviamo nel buio: ‘Gesù, abbi pietà di me! Bella preghiera questa!’”. “Ma forse, queste parole, non sono scolpite nell’intero creato?”, si è chiesto il Papa, secondo il quale “tutto invoca e supplica perché il mistero della misericordia trovi il suo compimento definitivo”.

“Non pregano solo i cristiani”, ha proseguito Francesco: “Essi condividono il grido della preghiera con tutti gli uomini e le donne”. “Ma l’orizzonte può essere ancora allargato”, ha fatto notare il Papa: “Paolo afferma che l’intera creazione ‘geme e soffre le doglie del parto’”. “Gli artisti si fanno spesso interpreti di questo grido silenzioso del creato, che preme in ogni creatura ed emerge soprattutto nel cuore dell’uomo, perché l’uomo è un mendicante di Dio”, ha concluso il Papa: “Bella definizione dell’uomo”, ha aggiunto a braccio.

Alla Madonna di Pompei chiediamo “misericordia e pace alla Chiesa e al mondo intero”

"Venerdì 8 maggio, al Santuario di Pompei si eleverà l’intensa preghiera della Supplica alla Madonna del Rosario. Esorto tutti ad unirsi spiritualmente a questo popolare atto di fede e di devozione, affinché per intercessione della Vergine Santa, il Signore conceda misericordia e pace alla Chiesa e al mondo intero”. E’ l’invito del Papa, durante i saluti ai fedeli di lingua italiana, collegati attraverso i media, che come di consueto concludono l’udienza.

“Abbiamo da poco iniziato il mese di Maggio, che la devozione popolare cristiana consacra alla Madre del Signore”, ha proseguito Francesco: “Vi esorto ad affidarvi a Lei, che sotto la Croce ci è stata data come Madre”.

Salutando, poco prima, i fedeli polacchi, il Papa ha ricordato la solennità di San Stanislao, vescovo e martire, patrono della Polonia, che si celebra dopodomani. “Da secoli questo grande Santo rimane nella memoria e nella spiritualità dei polacchi come intrepido difensore della fede, dell’ordine morale e sociale, protettore dei più deboli e indifesi, pastore pronto a dare la vita per Cristo e per le sue pecore”, l’omaggio di Francesco: “Per sua intercessione preghiamo per la Chiesa in Polonia e per il Popolo polacco, perché – nell’odierna, difficile situazione mondiale causata della pandemia e in ogni tempo – possa godere della benedizione di Dio, della pace e della prosperità”.

Il video integrale dell'udienza

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