martedì 26 giugno 2018
Cinquanta minuti di colloquio tra Francesco e il presidente francese. Più a lungo era rimasto solo Obama. E alla fine Macron ha baciato e dato una carezza al Papa
Il Papa a Macron: i governanti riflettano sui poveri
COMMENTA E CONDIVIDI

Con una cordiale stretta di mano e un sorriso il Papa ha salutato alle 10.40 il presidente francese Emmanuel Macron, che aveva varcato, in ritardo di quasi mezz'ora, alle 10.25, i confini della Città del Vaticano per l’udienza con Francesco. Qualche minuto di scambi di battute e di fotografie poi le porte dello studio personale del Pontefice si sono chiuse per il colloquio privato.

Poco prima Il corteo presidenziale aveva percorso via della Conciliazione, era entrato in Vaticano attraverso l’Arco delle Campane e poi aveva raggiunto il Cortile di San Damaso, dove Macron, sua moglie Brigitte e il seguito sono stati ricevuti dal prefetto della Casa pontificia, l’arcivescovo Georg Gänswein. Prima di giungere in Vaticano il numero uno transalpino ha ricevuto a Palazzo Farnese, sede dell'ambasciata di Francia, una delegazione della Comunità di Sant'Egidio guidata dal fondatore Andrea Riccardi e dal presidente Marco Impagliazzo.

Al centro del colloquio con il Papa, come anticipato ieri dal Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, dovrebbero esserci la questione migranti, l'atteggiamento dell'Europa e le questioni bilaterali, specie alla luce della posizione non rigidamente laicista espressa dal presidente francese qualche mese fa in un incontro con i vescovi del suo Paese.

Quasi un'ora di colloquio

È durato cinquantasette minuti il colloquio privato tra il Papa e Macron. Un tempo notevolmente più lungo della media di analoghi incontri con altri Capi di Stato e di governo. Il secondo più lungo di Francesco, dopo quello con Obama. Macron ha poi incontrato il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, accompagnato dall'arcivescovo Paul Richard Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati. «Nel corso dei cordiali colloqui - riferisce un comunicato della sala stampa vaticana - sono stati sottolineati i buoni rapporti bilaterali esistenti tra la Santa Sede e la Francia, ed è stato rilevato, con particolare riferimento all’impegno della Chiesa, il contributo delle religioni alla promozione del bene comune del Paese. Sono state quindi affrontate - prosegue la nota - questioni globali di interesse condiviso, quali la protezione dell’ambiente, le migrazioni e l’impegno a livello multilaterale per la prevenzione e la risoluzione dei conflitti, specialmente in relazione al disarmo. La conversazione ha inoltre consentito uno scambio di valutazione su alcune situazioni di conflitto, particolarmente nel Medio Oriente e in Africa. Infine, non è mancata una riflessione congiunta circa le prospettive del progetto europeo».

Al momento della scambio dei doni, il presidente francese ha regalato al Papa una edizione storica e preziosa, risalente al 1949, in italiano del Diario di un curato di campagna di Georges Bernanos, «un libro che ho amato molto», ha aggiunto Macron. E il Papa ha ribattuto: «L'ho letto molte volte, e mi ha fatto molto bene».

Il Pontefice ha ricambiato con una medaglia raffigurante san Martino che taglia il suo mantello in due, per darne metà a un bisognoso, e ha parlato della vocazione dei governanti per i poveri. «Tutti siamo poveri», ha detto. Altri doni: i documenti basilari del Pontificato, tra i quali la Laudato si' e la Gaudete et exsultate sulla santità.

Al momento del commiato Macron, derogando al protocollo si è avvicinato al Papa, gli messo una mano sulla spalla e lo ha baciato sulle guance, abbracciandolo e accarezzandolo. Gesto certamente inconsueto, specie per un esponente della laicité francese.

La delegazione francese era composta da 13 persone compresa la première dame Brigitte; c'erano tra gli altri anche il filosofo Rémi Brague e la presidente di Caritas France, Veronique Fayet.

Nel pomeriggio il presidente francese ha raggiunto la Basilica di San Giovanni in Laterano, dove è stato accolto dal vescovo vicario di Roma, Angelo De Donatis, per la cerimonia di conferimento del titolo di protocanonico d'onore del capitolo lateranense, riservato
ai capi di Stato francesi per una tradizione risalente a Enrico IV.

"In qualità di presidente della Repubblica francese, ho accettato questa onorificenza perché appartiene a una tradizione di concordia e amicizia tra la Francia e il Vaticano", ha spiegato Macron. "Una relazione - ha aggiunto Macron - che è frutto di una
storia anche se singolare, che spero si sviluppi ancora, e che ci permetta di lavorare insieme a servizio della pace e del bene comune. Questa forza pacifica che ci permette di superare le sfide".

Risale al Medioevo la tradizione che lega la basilica di San Giovanni in Laterano, cattedrale di Roma, alla Francia - "figlia prediletta della Chiesa" fin dai tempi di Clodoveo I - e ai suoi regnanti. Dopo che Enrico IV donò alla basilica di San Giovanni l'abbazia di San Pietro di Clairac, il capitolo, per ringraziare il sovrano, fece scolpire una sua stata in bronzo. Non solo: il capitolo insignì Enrico IV del titolo di protocanonico d'onore e ancora oggi, ogni anno, il 13 dicembre, data di nascita di Enrico IV, nella cattedrale si celebra la "Missa pro natione gallica".

Negli anni Cinquanta del XX secolo, la tradizione di prendere possesso del titolo è stata ripresa dal presidente René Coty. Ne
hanno poi seguito l'esempio Charles De Gaulle, Valery Giscard d'Estaing, Jacques Chirac e in tempi recenti Nicolas Sarkozy,
che ricevette il titolo il 20 dicembre 2007. Non lo ricevettero invece Francois Mitterand e Francois Hollande.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: