venerdì 5 marzo 2021
“Essere operatori di pace, nelle vostre comunità e con i credenti di altre tradizioni religiose, spargendo semi di riconciliazione e di convivenza fraterna” raccomanda il Papa a vescovi e sacerdoti
La Cattedrale di “Nostra Signora della Salvezza”, teatro di un sanguinoso attentato nel 2010, costato la vita a 48 persone per le quali è in corso la causa di beatificazione

La Cattedrale di “Nostra Signora della Salvezza”, teatro di un sanguinoso attentato nel 2010, costato la vita a 48 persone per le quali è in corso la causa di beatificazione - Vatican Media

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Sayidat al-Nejat ha la forma di una nave che evoca la barca degli apostoli nella tempesta. È la cattedrale siro-cattolica di Baghdad, una delle più grandi della città. Dopo l’incontro con le alte autorità irachene, papa Francesco è voluto subito venire ad incontrare questa storica comunità cristiana che risale all’età apostolica della Chiesa nella terra di Abramo. Francesco è stato accolto con le espressioni calorose delle Chiese orientali dal patriarca Ignace Youssif Younan e il cardinale Louis Raphael Sako che lo ha ringraziato per questa «visita coraggiosa».

Qui nell’ottobre del 2010 sono stati uccisi durante la messa da un attacco terroristico legato ad Al-Quaeda 48 fedeli e due sacerdoti per i quali oggi è in corso la causa di canonizzazione. E se è un fatto che fin dalla prima plantatio Ecclesiae, attribuita dalla Tradizione agli apostoli Tommaso e Taddeo, il cristianesimo di lingua e cultura siriaca radicatosi negli antichi territori persiani abbia sempre dovuto fare i conti con i rovesci della storia che travolgono popoli e nazioni, proprio in questi ultimi anni i siro-cattolici sono stati sottoposti «a molte difficoltà, pericoli e la migliore testimonianza è questa cattedrale» come ha ripreso il Patriarca di Babilonia dei Caldei. Ancora oggi è considerato il più sanguinoso attentato contro i cristiani in Iraq dalla caduta di Saddam Hussein.

«Possa il ricordo del loro sacrificio ispirarci a rinnovare la nostra fiducia nella forza della Croce e del suo messaggio salvifico di perdono, riconciliazione e rinascita» ha ripreso Papa Francesco nel suo intervento rivolgendosi ai sacerdoti, seminaristi e catechisti. E ha incoraggiato la comunità oggi piccola «come un granello di senape» – ma che ha arricchito il Paese, dando esempio di modello di coesistenza e contribuendo notevolmente alla cultura – a continuare ad «arricchire il cammino del Paese nel suo insieme».

In seguito a questo attentato due terzi della comunità siro-cattolica a Baghdad hanno abbandonato l’Iraq. Prima della guerra del 2003 la Cattedrale di Sayidat al-Nejat era frequentata da cinquemila famiglie. Dal 2018 tutte e tre le chiese cattoliche di Baghdad sono frequentate da non più di mille fedeli. Ai vescovi il Papa ha ricordato di essere «pastori, servitori del popolo e non funzionari di stato. Sempre nel popolo di Dio, mai staccati come se foste una classe privilegiata.

IL TESTO INTEGRALE DEL DISCORSO

Non rinnegate questa “razza” nobile che è il santo popolo di Dio». E tornando ai fedeli morti nell’attentato terroristico nella Cattedrale, papa Francesco ha voluto sottolineare, riprendendo la sua Fratelli tutti, che «la loro morte ci ricorda con forza che l’incitamento alla guerra, gli atteggiamenti di odio, la violenza e lo spargimento di sangue sono incompatibili con gli insegnamenti religiosi».

Ed ha ricordato anche tutte le vittime di violenze e persecuzioni, appartenenti a qualsiasi comunità religiosa per proclamare ancora una volta «la nostra convinzione che la religione deve servire la causa della pace e dell’unità tra tutti i figli di Dio». Ed ha ingraziato l’impegno di essere operatori di pace all’interno della loro comunità e con i credenti di altre tradizioni religiose per una convivenza fraterna «che può portare a una rinascita di speranza per tutti».


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