martedì 24 settembre 2019
Francesco in visita a sorpresa alla "Cittadella Cielo" di Frosinone, struttura collegata con la comunità di accoglienza Nuovi Orizzonti
Il Papa ai «rinati»: guai a sentirsi salvati una volta per sempre
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“Non rispondo alle vostre domande, sarebbero solo parole, parole, parole, come cantava la grande Mina… Sarebbe sporcare la sacralità di quello che avete detto voi: perché non avete detto parole, avete detto vite, cammini di spirito e di carne”. Così papa Francesco di fronte a Mirko, Elena, Jefferson, Dario e Irene, ragazzi che hanno avuto la forza di risalire dai loro inferni personali e trovare la luce della fede. E che lo hanno raccontato davanti a lui e a centinaia di fratelli, nella Cittadella Cielo di Frosinone.

È stata una visita privata quella di Francesco a Nuovi Orizzonti, accolto dalla gioia palpabile di Chiara Amirante, fondatrice e presidente dell’associazione internazionale, e da centinaia di fratelli e sorelle che ne fanno parte. Il suo ingresso è stato preceduto da due ore di canti, preghiere e balli nei quali il motto della comunità, “e gioia sia”, è risuonato in tutte le espressioni. “Avrà visto che siamo… un po’ felici”, ha sorriso Chiara, quasi a “giustificare” il clima di festa incontenibile.

È stata Chiara stessa, dopo aver ripercorso le origini di Nuovi Orizzonti, oggi patrimonio spirituale e di rinascita per 750mila persone in tutto il mondo, a introdurre quei cinque ragazzi-simbolo, un tempo preda di disperazione, oggi missionari nella costruzione di quella che chiamano la civiltà dell’amore.

Si commuovono e fanno commuovere, anche il Papa, che in loro riconosce il suo stesso cammino. “Sono storie di sguardi – dice –, tanti sguardi, che non riempivano la vita. Finché non avete sentito uno sguardo, quello che ti guarda con amore. Anche io lo conosco. E quando ti ha tirato fuori dall’inferno, ti ha forse portato in laboratorio in un alambicco di purificazione? No, le cose artificiali il Signore non le vuole, ti ha preso per mano e ti ha lasciato andare. Libero”.

Si rivolge ora a Jefferson, al suo “andare e tornare continuo”, fuori e dentro dal gorgo, “la strada del Signore è così, e tu ci hai fatto
sentire che però Gesù aspetta, aspetta, aspetta”. E a Elena: “Ti cercavi nello specchio, ma quando ti sei sentita guardata da Lui tutto è finito, anzi continuato, senza rinnegare il passato, perché Dio ha creato Adamo dal fango, quel fango siamo noi, non rinneghiamo niente”. E poi le lotte, quelle combattute da Dario e Irene, “ma tu, Mirco, sei proprio il campione delle lotte – ride il Papa –, la tua sconfitta finale però è la più bella, quando sei stato capace di dire a Gesù ‘hai vinto, complimenti’”.

È una gioventù segnata in volto da un passato e a volte un presente tormentato, quella della Cittadella, ma anche forte, vigorosa, dove uno è il missionario per l’altro e tutti sono testimoni: “Mi colpisce molto – sottolinea il Papa – perché non avete fatto un corso di indottrinamento o quei corsi che amano gli imprenditori per vincere nella vita. No, voi siete stati chiamati, vinti, carezzati”. Con un’ultima forte avvertenza che vale per tutti: guai a sentirci salvati una volta per sempre, “state attenti al desiderio di onnipotenza, capita a tutti, anche a me, state attenti ai diavoli educati, che suonano il campanello. Attenzione che non tornino”.

Nella folla anche personaggi noti. “Ho avuto da Dio il dono di usare un grande strumento che è la musica – ha detto il cantante Nek -, così durante i miei concerti sento il bisogno di dirlo, di mettere qualche parola nelle canzoni e questo crea stupore, perché i cantanti sono un po’ dio di se stessi… in questo stupore butto lì qualche suggerimento”. Poi tocca ad Andrea Bocelli (che canta con il figlio Matteo): “Santo Padre, le sue prime parole dopo la fumata bianca furono ‘Pregate per me’, non so perché ma piansi
parecchio quella sera. E di nuovo questa mattina”. Poi sorride: “C’era qualcosa di profetico in quelle parole, quando mi viene da lamentarmi per la mia vita penso alla sua!”. Anche Bocelli è un Cavaliere della Luce di Nuovi Orizzonti, “perché amo la verità e ho deciso di essere sempre in prima fila nel portarla agli altri, se ci riuscirò”.

Si piange spesso, tutti, ma di commozione lieta. E si sorride. Intensa è la Messa concelebrata da Francesco con numerosi sacerdoti, tra i quali don Davide Banzato e l'arcivescovo Rino Fisichella, poi un pranzo tutti insieme e il Papa, non ancora stanco, riceve per ore le centinaia di fedeli, uno per uno, a nessuno una frase di circostanza, a ognuno il suo messaggio. Fino alle 16, quando ha lasciato al Cittadella.

Lo aveva detto, Chiara Amirante, all’inzio della lunga giornata: “Quando anni fa scesi nel popolo delle tenebre, tra i giovani imprigionati nelle piovre infernali di tutte le nuove povertà, mai avrei immaginato che quel popolo era sterminato. Ma sapevo che Cristo avrebbe potuto riportare la vita laddove io vedevo morte. Mi chiedevano di portarli via con me, di conoscere quel Gesù di cui parlavo. Quel che è successo dopo è andato oltre la mia immaginazione”.

L'INTERVISTA A CHIARA AMIRANTE: SI PUÒ RISORGERE DA OGNI DISAGIO

LE TESTIMONIANZE DAVANTI AL PAPA

Per Mirko Buldrini la tossicodipendenza inizia a 9 anni. «Nelle sostanze trovavo quel silenzio che cercavo da quando ero ancora più piccolo», da quando cioè nel letto le notti tratteneva il respiro sperando di non essere visto, perché il padre tornava ubriaco e sfasciava tutto. La loro casa era la piazza dello spaccio di Trento, e sua madre aveva finito per innamorarsi di uno dei drogati che la frequentavano, «un uomo accusato dell’omicidio della prima moglie». Tra eroina, carcere, varie comunità di recupero da cui sempre scappava, Mirko aveva imboccato la discesa e correva a capofitto verso l’annullamento di sé, in cerca di quel silenzio in cui ancora voleva rifugiarsi, come da piccolo nel fondo del letto. Finì così a vivere nella cartiera di Verona dove nemmeno la polizia osava entrare, «tra omicidi, prostituzione, armi ed eroina. Lì sono collassato una marea di volte, mi buttavano fuori esanime ma ogni volta l’ambulanza riusciva a rianimarmi».

È in uno di quei giorni che uno dei missionari di strada di Nuovi Orizzonti ha il coraggio di superare la fenditura di un muro ed entrare nella cartiera: «Sai che c’è una possibilità anche per te? È l’esperienza di Gesù quella che ti salva», gli dice Tommaso... Mirko finalmente singhiozza, tenerezza e speranza sono sentimenti nuovi per lui e una luce si fa strada nel suo cuore per la prima volta. La notte stessa viene arrestato e tutto sembra finire, ma la Provvidenza non si arrende: «In caserma il comandante dei carabinieri era uno che a suo tempo aveva arrestato mio padre, mi conosceva e mi ha dato 12 ore di tempo per trovare una comunità... Da tempo cercavo la comunità spirituale del ragazzo entrato nella cartiera, ma mi ero dimenticato che si chiamasse Nuovi Orizzonti e telefonavo a tutte: tutte mi rifiutavano, finalmente chiamai Nuovi Orizzonti di Montevarchi, in Toscana, e lì mi accettarono».

La prima persona che incontra lì è proprio Tommaso, in realtà di stanza a Roma ma quel giorno per "caso" a Montevarchi: «Scoppiai a piangere per la seconda volta». Oggi Mirko è sposato con Alessandra, «insieme siamo padre e madre di tre meravigliosi figli dono del Signore, ma anche di tantissimi giovani che come me hanno vissuto diversi inferni», coppia di consacrati laici aperti all’accoglienza.

A Elena Albani non mancava l’affetto in famiglia, ma a 13 anni è diventata schiava del bisogno di essere accettata: «Lo sguardo degli altri era il metro di misura della mia felicità. Avrei fatto di tutto per sentirmi apprezzata». Anche elemosinare attenzioni attraverso relazioni usa e getta basate sul sesso senza amore. Il «punto di non ritorno» è arrivato a 21 anni, quando si è scoperta incinta e ha abortito. «Fu tutto così veloce, freddo, inodore e incolore. Quando in ospedale mi sono svegliata ricordo il mio sospiro di sollievo... un sospiro pesante come la morte». Con il bambino era morta anche una parte di lei e quel grido che da sempre le diceva «non vai bene» divenne più forte, «smisi di mangiare: a pranzo uno spicchio di mela e mezza caramella», l’altra metà era la cena. Disperati e impotenti i genitori la portano in viaggio a Medjugorje, dove una sera incontra Nuovi Orizzonti e un ragazzo che era morto e rinato: «Aveva una luce negli occhi, volevo disperatamente quella luce, incontrare quel Dio di cui tanto parlava», l’unico che non le chiedeva di cambiare. Lo incontrò il giorno dopo «sul monte delle apparizioni, spaventata come una bambina: ti amo così come sei, non importa quello che è stato... ». Non era facile per Elena perdonarsi, «avevo ucciso e ne ho preso piena consapevolezza quando sono diventata madre di nuovo e ho stretto i miei bimbi», ma «Gesù ha davvero reso gloriosa ogni mia ferita e oggi testimonio ogni giorno l’amore di Dio che io per prima ho toccato».

Lo fa anche Jefferson, cresciuto con la madre in una favela del Brasile. «In mezzo alla strada ho conosciuto una persona drogata e alcolizzata... fino a quel giorno non sapevo che era mio padre». Un padre famoso e rispettato perché criminale, il che a Jefferson spianò la strada tra i duri. A 15 anni conosceva già i conflitti a fuoco con le gang rivali e con la polizia, la droga, il carcere minorile. In troppi volevano la sua vita, così scappò lontano e, in una comunità di recupero, rintracciò suo padre: «Era a Nuovi Orizzonti a Fortaleza... Lì ho scoperto la pace del cuore». Compiuti i 18 anni, «proprio quando avevo deciso di servire e amare Gesù», finì in carcere per scontare condanne precedenti ma non si perse d’animo, «vivevo il Vangelo, pregavo ed evangelizzavo gli altri detenuti». Un cambiamento che colpì profondamente il giudice: il carcere non era più il posto per Jefferson, tornava in libertà. «Oggi ho 21 anni, mi sono consacrato a Dio e vivo nella Cittadella Cielo a Fortaleza, accanto ai ragazzi che vengono dal mio stesso inferno».

Dario Urbano aveva 5 anni quando il padre morì tragicamente e la famiglia sprofondò nel dolore e nella depressione. L’amore che non trovava più in casa lo cercava nel sesso e nella pornografia, incontrata a 11 anni e diventata presto ossessione compulsiva. «Era molto più che una dipendenza, ho iniziato a vivere più vite parallele». La ricerca maniacale del piacere e dell’apparire lo annientava, «nelle notti insonni pregavo Dio di liberarmi... Su internet trovai Nuovi Orizzonti». E lì Irene, la donna che gli ha insegnato l’amore. Oggi sua moglie.

Papa Francesco lascia la comunità:


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