venerdì 15 novembre 2019
Al-Tayeb gli ha presentato il progetto che si sta realizzando ad Abu Dhabi: una "casa dei monoteismi" con moschea, sinagoga e chiesa intitolata a San Francesco
(Ansa)

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In prossimità di un nuovo viaggio papale in Oriente all’insegna del dialogo interreligioso e della pace, un grazie e il dono della scultura dell’ulivo hanno concluso ieri in Vaticano l’udienza di papa Francesco con l’imam sunnita Ahmad al-Tayyeb dell’Università di Al Azhar, al suo quarto appuntamento con il successore di Pietro. «Questa è una allegoria, la pianta dell’ulivo e la colomba sono un simbolo di pace.

Il messaggio è: “Siate messaggeri di pace”». «Bisogna lavorare» ha aggiunto papa Francesco, mostrando l’edizione del “Documento sulla Fratellanza umana” firmato ad Abu Dhabi e indicando la copertina del testo che li ritraeva insieme. Il dialogo interreligioso e la spinta per la pace in un mondo frammentato dall’odio e dagli estremismi religiosi sono stati i temi affrontati anche nei quindici minuti di udienza a porte chiuse ricordando la trasferta papale negli Emirati.

Durante i «cordiali colloqui» ha riferito la Sala Stampa vaticana, è stato fatto anche un cenno al «tema della protezione dei minori nel mondo digitale» e alle iniziative messe in atto dal Comitato Superiore per la Fraternità Umana dalla sua fondazione ad agosto. Al Papa è stato presentato anche il progetto di una casa interreligiosa ad Abu Dhabi che al suo interno accoglierà una moschea, una sinagoga e una chiesa dedicata a san Francesco d’Assisi.


Quello di ieri è stato il primo incontro tra Francesco con il leader sunnita, dopo lo storico viaggio papale del febbraio scorso negli Emirati Arabi Uniti suggellato dalla firma ad Abu Dhabi della “Dichiarazione sulla Fratellanza umana per la pace mondiale e la fratellanza”, la dichiarazione d’intenti congiunta concepita come un invito rivolto a tutti i credenti affinché collaborino a una cultura del rispetto e della pace.

Tra Ahmad al-Tayyeb l’imam di Al-Azhar autorevole centro teologico sunnita del Cairo, e papa Francesco si è instaurato da tempo un rapporto personale amichevole. Lo si era già visto con la visita di Al Tayeb in Vaticano il 23 maggio 2016 dove l’imam aveva rilevato il grande significato di quel nuovo incontro dopo anni di crisi, nel quadro del dialogo fra la Chiesa cattolica e l’islam. Si erano intrattenuti sul tema del comune impegno delle autorità e dei fedeli delle grandi religioni per la pace nel mondo, il rifiuto della violenza e del terrorismo, la situazione dei cristiani nel contesto dei conflitti e delle tensioni nel Medio Oriente e la loro protezione.

Nuovamente si erano poi incontrati nella visita del Papa al Cairo il 29 aprile 2017 dove il Papa è intervenuto accanto ad Al Tayeb alla Conferenza internazionale per la pace organizzata dal centro accademico sunnita di Al Azhar che ha messo a tema il ruolo dei leader religiosi nel contrasto al terrorismo e nell’opera di consolidamento dei principi di cittadinanza e integrazione richiedendo un’urgenza educativa da considerare per la formazione.


La Dichiarazione di Abu Dhabi sulla Fratellanza umana, co-firmata da Papa Francesco e dal grande imam è quindi scaturita dal dialogo personale tra i due leader e ha segnato certamente un tentativo importante per riannodare cammini di condivisione e prossimità tra i battezzati e i membri dell’Umma di Muhammad, nella concretezza dei contesti storici, a vantaggio dell’intera famiglia umana. Ne sembrano consapevoli gli stessi due co-firmatari, a giudicare dalla sollecitudine con cui sia il Vescovo di Roma che lo sheikh Ahmed al Tayyeb invitano a studiare il documento nelle scuole, nelle università e nei circoli politici.

Sul volo di ritorno da Abu Dhabi papa Francesco interrogato su questo aveva risposto: «Il Documento è stato preparato con tanta riflessione e anche pregando. Sia il grande imam con la sua équipe, sia io con la mia, abbiamo pregato tanto per riuscire a fare questo Documento. Perché per me c’è un solo pericolo grande in questo momento: la distruzione, la guerra, l’odio fra noi. E se noi credenti non siamo capaci di darci la mano, abbracciarci, baciarci e anche pregare, la nostra fede sarà sconfitta. Questo Documento nasce dalla fede in Dio che è Padre di tutti e Padre della pace e condanna ogni distruzione, ogni terrorismo».



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