
Un sacerdote appena ordinato - Archivio
«La Chiesa è viva e feconda quando genera nuove vocazioni. E il mondo cerca, spesso inconsapevolmente, testimoni di speranza, che annuncino con la loro vita che seguire Cristo è fonte di gioia. Non stanchiamoci dunque di chiedere al Signore nuovi operai per la sua messe, certi che Lui continua a chiamare con amore». Lo scrive il Papa nel Messaggio, diffuso oggi 19 marzo, per la 62a Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni sul tema “Pellegrini di speranza: il dono della vita” che si terrà l'11 maggio prossimo, IV Domenica di Pasqua. Nel testo Francesco ricorda che «la vocazione è un dono prezioso che Dio semina nei cuori, una chiamata a uscire da sé stessi per intraprendere un cammino di amore e di servizio. Ed ogni vocazione nella Chiesa – sia essa laicale o al ministero ordinato o alla vita consacrata – è segno della speranza che Dio nutre per il mondo e
per ciascuno dei suoi figli». Per questo si rivolge soprattutto ai giovani che «si sentono smarriti di fronte al futuro».
Proprio i giovani, aggiunge il Pontefice. «sperimentano spesso incertezza sulle prospettive lavorative e, più a fondo, una crisi d’identità che è crisi di senso e di valori e che la confusione digitale rende ancora più difficile da attraversare. Le ingiustizie verso i deboli e i poveri, l’indifferenza di un benessere egoista, la violenza della guerra minacciano i progetti di vita buona che coltivano nell’animo. Eppure il Signore, che conosce il cuore dell’uomo, non abbandona nell’insicurezza, anzi, vuole suscitare in ognuno la consapevolezza di essere amato, chiamato e inviato come pellegrino di speranza».
Francesco offre anche dei modelli a cui fare riferimento. «Guardate ai giovani santi e beati che hanno risposto con gioia alla chiamata del Signore: a Santa Rosa di Lima, San Domenico Savio, Santa Teresa di Gesù Bambino, San Gabriele dell’Addolorata, Beato Carlo Acutis, al Beato – tra poco Santo – Pier Giorgio Frassati e a tanti altri. Ciascuno di loro ha vissuto la vocazione come cammino verso la felicità piena, nella relazione con Gesù vivo».
Perciò esorta: «Carissimi giovani, la vostra vita non è un “nel frattempo”. Voi siete l’adesso di Dio. È necessario prendere coscienza che il dono della vita chiede una risposta generosa e fedele». E alle comunità ecclesiali e ai pastori chiede di «accogliere, discernere e accompagnare il cammino vocazionale delle nuove generazioni». Sono infatti «molti i giovani che cercano di conoscere la strada che Dio li chiama a percorrere: alcuni riconoscono – spesso con stupore – la vocazione al sacerdozio o alla vita consacrata; altri scoprono la bellezza della chiamata al matrimonio e alla vita familiare, come pure all’impegno per il bene comune e alla testimonianza della fede tra i colleghi e gli amici». Così come è importante fare «della nostra vita un dono, specialmente al servizio di coloro che abitano le periferie materiali ed esistenziali del mondo. Chi si mette in ascolto di Dio che chiama non può ignorare il grido di tanti fratelli e sorelle che si sentono esclusi, feriti, abbandonati. Ogni vocazione apre alla missione di essere presenza di Cristo là dove più c’è bisogno di luce e consolazione. In particolare, i fedeli laici sono chiamati ad essere “sale, luce e lievito” del Regno di Dio attraverso l’impegno sociale e professionale».
«Cari giovani - conclude il Papa -, la speranza in Dio non delude, perché Egli guida ogni passo di chi si affida a Lui. Il mondo ha bisogno di giovani che siano pellegrini di speranza, coraggiosi nel dedicare la propria vita a Cristo, pieni di gioia per il fatto stesso di essere suoi discepoli-missionari».