lunedì 18 novembre 2019
Secondo il Papa, i poveri "ci ricordano che il Vangelo si vive così, come mendicanti protesi verso Dio". "Il loro grido di aiuto va ascoltato come una chiamata a uscire dal nostro io"
Papa Francesco: non seguiamo chi urla e semina la paura dell'altro
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Nella Giornata Mondiale dei Poveri, da lui istituita tre anni fa, papa Francesco punta il dito contro "l'indifferenza" verso gli ultimi della società, verso il continuo aumento delle disparità sociali. "Ho visto recentemente, alcuni minuti fa, alcune statistiche di povertà. Fanno soffrire! L'indifferenza della società verso i poveri... Preghiamo", dice all'Angelus. E tra i banchi della Basilica vaticana, ci sono proprio loro, “il tesoro della Chiesa”, i “preferiti di Dio”, “i portinai del Cielo”, cuore pulsante del pontificato di Francesco. Sono uomini, donne, bambini provenienti da diversi Paesi e con diverse storie di vita alle spalle di cui ancora portano i segni, invitati a fare festa alla mensa del Signore.
E nella Messa in una San Pietro affollata il Papa sottolinea che oggi, "nella smania di correre, di conquistare tutto e subito, dà fastidio chi rimane indietro. Ed è giudicato scarto: quanti anziani, quanti nascituri, quante persone disabili, poveri ritenuti inutili". "Si va di fretta, senza preoccuparsi che le distanze aumentano, che la bramosia di pochi accresce la povertà di molti", denuncia il Pontefice.

"Non va seguito chi diffonde allarmismi e alimenta la paura dell'altro e del futuro, perché la paura paralizza il cuore e la mente", dice ancora il Papa nella Messa della mattina in Basilica. "Eppure, quante volte ci lasciamo sedurre dalla fretta di voler sapere 'tutto e subito', dal prurito della curiosità, dall'ultima notizia eclatante o scandalosa, dai racconti torbidi, dalle urla di chi grida più forte e più arrabbiato, da chi dice 'ora o mai più' - afferma -. Ma questa fretta, questo 'tutto e subito' non viene da Dio".


Francesco: "I poveri ci facilitano l’accesso al Cielo. Accogliere il loro grido"

"Non basta l'etichetta 'cristiano' o 'cattolico' per essere di Gesù - spiega Bergoglio -. Bisogna parlare la stessa lingua di Gesù, quella dell'amore, 'la lingua del tu'". E i poveri "sono preziosi agli occhi di Dio perché non parlano la lingua dell'io: non si sostengono da soli, con le proprie forze, hanno bisogno di chi li prenda per mano".

Secondo il Papa, essi "ci ricordano che il Vangelo si vive così, come mendicanti protesi verso Dio. La presenza dei poveri ci riporta al clima del Vangelo, dove sono beati i poveri in spirito". Allora, prosegue, "anziché provare fastidio quando li sentiamo bussare alle nostre porte, possiamo accogliere il loro grido di aiuto come una chiamata a uscire dal nostro io, ad accoglierli con lo stesso sguardo di amore che Dio ha per loro". "Che bello se i poveri occupassero nel nostro cuore il posto che hanno nel cuore di Dio! - esclama Francesco - Stando con i poveri, servendo i poveri, impariamo i gusti di Gesù, comprendiamo che cosa resta e che cosa passa". "I poveri ci facilitano l'accesso al Cielo: per questo il senso della fede del Popolo di Dio li ha visti come 'i portinai del Cielo' - conclude -. Già da ora sono il nostro tesoro, il tesoro della Chiesa. Ci dischiudono infatti la ricchezza che non invecchia mai, quella che congiunge terra e Cielo e per la quale vale veramente la pena vivere: cioè l'amore".


L'Aula Paolo VI al termine dell'Angelus si è trasformata, in occasione della III Giornata mondiale dei Poveri, in un grande ristorante che accoglie tutti: il pranzo del Papa con 1.500 persone bisognose in Vaticano - una "riunione di amici", la definisce Francesco. Oltre 150 tavoli e 50 volontari a servire gli ospiti, trattati con tutti riguardi.




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