sabato 10 maggio 2025
Sul “Giornale di Vicenza”, il segretario di Stato racconta del «lunghissimo applauso» in Sistina. E della «“tifoseria” dei vicentini», «comprensibile» ma che «va superata in una logica di Chiesa»
Il Papa alla Loggia della Basilica Vaticana. Il secondo alla sua destra è Parolin

Il Papa alla Loggia della Basilica Vaticana. Il secondo alla sua destra è Parolin - Foto Grzegorz Galazka/SIPA / fotogramma.it

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L’abbiamo visto sorridente accanto al nuovo Papa, nella loggia della Basilica Vaticana al momento in cui Leone si è presentato al mondo. E ora il cardinale Pietro Parolin solleva un angolo del velo sul Conclave – «credo di non rivelare nessun segreto» – raccontando che «un lunghissimo e caloroso applauso è seguito a quell’”accetto” che lo rendeva il 267mo Papa della Chiesa cattolica». Lo fa in «una breve testimonianza che mi permetto di offrire» al Giornale di Vicenza, il quotidiano della sua terra (il segretario di Stato è nativo di Schiavon, 22 chilometri dal capoluogo), richiesta attraverso la giornalista della redazione vicentina Roberta Bassan che l’aveva intervistato più volte.

Con molta semplicità, Parolin ha accettato la proposta regalando così qualche dettaglio suLeone XIV, prezioso per conoscerlo: «Il nuovo Papa – scrive – ha ben presenti i problemi del mondo d’oggi come ha dimostrato fin dalle sue prime parole sulla Loggia di San Pietro, riferendosi immediatamente alla pace “disarmata e disarmante». C’è un tratto di conoscenza personale raccontato da Parolin che aiuta a mettere a fuoco la figura del nuovo Papa, e che coincide con la prima impressione che tutti hanno avuto: «Di lui – riferisce il cardinale ricordando gli istanti dopo l’elezione in Cappella Sistina – mi ha colpito soprattutto la serenità che traspariva dal suo volto in momenti così intensi e, in un certo senso, “drammatici”, perché cambiano totalmente la vita di un uomo. Non ha mai perduto il suo sorriso mite, pur, immagino, nella viva consapevolezza dei non pochi e dei non semplici problemi che la Chiesa d’oggi si trova ad affrontare. Ne avevamo parlato a lungo durante le Congregazioni dei Cardinali precedenti il Conclave, dove ognuno dei partecipanti – Cardinali elettori e non elettori – hanno potuto presentare il volto del cattolicesimo nei rispettivi Paesi, la sfide che lo attendono, le prospettive di futuro».

Il dato caratteriale che è subito “arrivato” alla gente in piazza e attraverso i media secondo Parolin è molto rilevante, insieme ad altre virtù vissute dal nuovo Papa: «Questa serenità – aggiunge il cardinale veneto – io l’ho sempre sperimentata nel cardinale Prevost, che ebbi modo di conoscere all’inizio del mio servizio come Segretario di Stato per una questione spinosa che riguardava la Chiesa in Perù, dove egli era Vescovo della Diocesi di Chiclayo». La frequentazione si è fatta intensa quando Prevost jha cominciato a lavorare in Curia a Roma: «Ho avuto poi la possibilità di collaborare direttamente con lui – racconta Parolin – in questi due ultimi anni, dopo che Papa Francesco l’ha chiamato a Roma e l’ha messo a capo del Dicastero per i Vescovi. Ho potuto sperimentare in lui conoscenza delle situazioni e delle persone, pacatezza nell’argomentazione, equilibrio nella proposta delle soluzioni, rispetto, attenzione e amore per tutti». Il segretario di Stato si dice anche convinto che «Papa Leone XIV, oltre ovviamente che nella grazia del Signore, troverà nella sua grande esperienza di religioso e di pastore, come pure nell’esempio, nell’insegnamento e della spiritualità del grande padre Agostino – che egli ha citato nelle sue prime parole – le risorse per lo svolgimento efficace del ministero che il Signore gli ha affidato, a bene della Chiesa e dell’umanità intera». Intanto, «noi gli siamo vicini con il nostro affetto, la nostra obbedienza e la nostra preghiera».

Quanto alle chance di diventare Papa, il “Giornale di Vicenza” riferisce una battuta di Parolin che parla della «“tifoseria” dei vicentini in mio favore (umanamente comprensibile, penso), ma che alla fine va superata secondo una logica diversa, di fede e di Chiesa».

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