mercoledì 30 settembre 2020
L'auspicio del segretario di Stato a margine della vicenda Becciu: tutti seguano il Papa sulla via della trasparenza. Continuano le rivelazioni mediatiche, ma particolari sembrano smentirle in parte
Piazza San Pietro

Piazza San Pietro - Ansa

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«La vicenda di cui siamo testimoni ci ha profondamente rattristati. Speriamo che le cose si possano chiarire. Mi dispiace per tutti quelli che sono coinvolti: anche per loro comporta un grande dolore. Ma speriamo che si possa chiarire tutto e ci sia questa volontà da parte di tutti di seguire il Papa sulla via della correttezza e della trasparenza». Così si è espresso ieri il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, in merito al caso scoppiato con la rinuncia all’incarico e ai diritti cardinalizi da parte del cardinale Angelo Becciu.

Intanto prosegue la pubblicazione da parte di alcuni organi di stampa di presunte ricostruzioni dell’inchiesta giudiziaria vaticana che ha preso le mosse dall’acquisto di un immobile londinese. Secondo Repubblica i magistrati vaticani avrebbero appurato indebiti prelievi anche nel Fondo riservato «alle spese discrezionali del Santo Padre e da lui stesso autorizzate».

Una ricostruzione poco convincente

Ma singolare appare un passaggio dell’articolo, riferito a Tommaso Di Ruzza, già direttore dell’Aif vaticana, tuttora, a quanto è noto, indagato. «Si è scoperto - scrive il giornale - che è intestatario di una società inglese chiamata Aquinas Foundation». Da informazioni in nostro possesso risulta invece che questa società non è mai esistita. C’era il progetto di una Fondazione così intitolata che poi non è nata e che doveva avere la sua sede in Italia, per promuovere attività culturali legate al Premio San Tommaso che ogni anno viene attribuito a studiosi del grande teologo e filosofo e di cui Di Ruzza è uno dei promotori. Il progetto non è mai decollato e l’unica cosa esistente è un power point, questo sì in inglese, che doveva promuovere l’iniziativa e che Avvenire è in grado di mostrare, poiché non è certo un documento riservato. QUI IL PDF

Quanto meno dubbia appare anche l'affermazione, sempre contenuta nell'articolo, secondo cui «Di Ruzza ha confezionato su carta intestata dell'ufficio una delega a operare a favore di Torzi in qualità di intermediario». Da verifiche effettuate sembrerebbe invece emergere che l'Aif a suo tempo, dietro precisa richiesta, avrebbe semplicemente consigliato alla Segreteria di Stato di verificare se nei documenti c'erano obblighi contrattuali precedenti alla conclusione dell'affare. Del resto l'Aif, non essendo dotata del potere di vigilanza sulla Segreteria di Stato, non avrebbe potuto delegare ciò che non aveva.

Rogatoria della Procura di Roma

Nella serata di mercoledì 30 settembre si è appreso (notizia Ansa) anche che la Procura di Roma ha inviato una rogatoria alle autorità del Vaticano in relazione all'indagine che vede indagati per riciclaggio e autoriciclaggio il finanziere Raffaele Mincione e il broker Gianluigi Torzi. L'atto istruttorio, in base a quanto si apprende, è stato avviato da tempo. Al centro dell'indagine i conti correnti degli indagati e le società off shore a loro riconducibili.


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