giovedì 20 agosto 2020
Giovanni Paolo II e due milioni di giovani. Il suo invito a pensare il futuro alla luce di Cristo e del Vangelo, lo straordinario feeling con i ragazzi. Ricordo di chi c'era e non può dimenticare
L'arrivo di Giovanni Paolo II a Tor Vergata, simbolicamente tenendo per mano un giovane per continente

L'arrivo di Giovanni Paolo II a Tor Vergata, simbolicamente tenendo per mano un giovane per continente - Foto Osservatore Romano

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Chi c’era non potrà mai dimenticarlo. E chi non c’era, o era davanti alla tivù, ha sempre avuto l’impressione di essersi “perso” qualcosa di fondamentale. Tor Vergata 2000, Giornata Mondiale della Gioventù del Grande Giubileo. Giovanni Paolo II e due milioni di giovani su un prato all’estrema periferia di Roma, che diventa a un tratto il centro del mondo. Era il 19 e 20 agosto di vent’anni fa. E a distanza di due decenni, una delle espressioni più famose usate allora dal Pontefice ormai santo - in quei due giorni ringiovanito come sempre gli accadeva quando stava con i suoi amati ragazzi (nonostante la malattia che lo stava segnando sempre più a fondo) - si è pienamente avverata. “Questo "chiasso" ha colpito Roma e Roma non lo dimenticherà mai!”.

Nessuno ha dimenticato, infatti. Come testimoniano anche i social in questi giorni, pieni di ricordi personali e ufficiali. Persino un meme con la scritta “Io c’ero”. Ma a far sì che quella Gmg sia rimasta nella memoria collettiva sono soprattutto i gesti e le parole straordinari di Giovanni Paolo II. Il suo arrivo nell’immenso campus tenendo per meno cinque giovani, uno per continente, il giro prolungato a bordo della papambile, fino agli estremi confini dell’accampamento, le braccia sollevate e agitate a tempo di musica, mentre veniva eseguito l’inno della Gmg. Una veglia e poi la messa del giorno dopo, il 20 agosto appunto, tutta punteggiata di momenti memorabili.

Il giro in papamobile fra l'entusiasmo di due milioni di giovani

Il giro in papamobile fra l'entusiasmo di due milioni di giovani - Foto Osservatore Romano

L’eredità della Gmg giubilare di Tor Vergata è un verbo tutto coniugato al futuro, uno sguardo potente per incitare i ragazzi a prendere il largo nel Terzo Millennio. Lapidario resta ad esempio il passo del discorso del Papa in cui parla di non rassegnarsi alle brutture del mondo ereditato dal ‘900 (oggi parleremmo di “resilienza”): “Nel corso del secolo che muore, giovani come voi venivano convocati in adunate oceaniche per imparare ad odiare, venivano mandati a combattere gli uni contro gli altri. I diversi messianismi secolarizzati, che hanno tentato di sostituire la speranza cristiana, si sono poi rivelati veri e propri inferni. Oggi siete qui convenuti per affermare che nel nuovo secolo voi non vi presterete ad essere strumenti di violenza e distruzione; difenderete la pace, pagando anche di persona se necessario. Voi non vi rassegnerete ad un mondo in cui altri esseri umani muoiono di fame, restano analfabeti, mancano di lavoro. Voi difenderete la vita in ogni momento del suo sviluppo terreno, vi sforzerete con ogni vostra energia di rendere questa terra sempre più abitabile per tutti”.

Ma nella visione di Giovanni Paolo II questo auspicio non era generica filantropia, quanto piuttosto il risultato della sequela di Cristo. Nel corso della storia delle Gmg si è scritto e detto più volte che esse, nelle intenzioni del Papa che le ha inventate, dovevano funzionare come una sorta di cartello stradale, per indirizzare i giovani a Cristo. Quella sera, e nella Messa del mattino seguente, il Pontefice polacco ne dà una plastica dimostrazione, quando afferma: “In realtà, è Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare. E' Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi inghiottire dalla mediocrità, il coraggio di impegnarvi con umiltà e perseveranza per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna”.

E di qui prende corpo anche quel mandato missionario che costituisce ancora oggi uno dei frutti più preziosi di quella esperienza e di tutte le Gmg che si sono succedute fino a Panama 2019 e in attesa di Lisbona. “Voi porterete l'annuncio di Cristo nel nuovo millennio. Tornando a casa, non disperdetevi. Confermate ed approfondite la vostra adesione alla comunità cristiana a cui appartenete. Da Roma, dalla Città di Pietro e di Paolo, il Papa vi accompagna con affetto e, parafrasando un'espressione di Santa Caterina da Siena, vi dice: "Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!”.

Un momento della Veglia di Tor Vergata, la sera del 19 agosto 2000

Un momento della Veglia di Tor Vergata, la sera del 19 agosto 2000 - Foto Osservatore Romano

Dicono che sorvolando in elicottero l’immensa distesa di giovani, alla fine della Gmg, Giovanni Paolo II fosse felice come non mai quel giorno di venti anni fa. L’appuntamento con le Giornate mondiali della Gioventù si sarebbe ripetuto per lui un’ultima volta due anni dopo a Toronto. Ma non è improprio considerare Tor Vergata 2000 un punto di non ritorno di quella straordinaria stagione. Una Gmg riassuntiva di tutto il cammino compiuto dal 1984 (altro anno giubilare) ad allora e generativa di tutto ciò che sarebbe successo dopo. Compreso il “chiasso” - nel frattempo diventato “lio”, secondo il gergo porteno di papa Francesco - che i giovani continuano a fare in giro per il mondo e nelle loro diocesi, continuando a dare corpo alla straordinaria intuizione di san Giovanni Paolo II.

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