giovedì 4 novembre 2021
L'incontro con il presidente palestinese, per la sesta volta in Vaticano, è durato 50 minuti. Colloquio cordiale su pace, rapporti bilaterali, Medio Oriente e lotta al fondamentalismo
Papa Francesco con il presidente della Palestina Abu Mazen (Mahmoud Abbas)

Papa Francesco con il presidente della Palestina Abu Mazen (Mahmoud Abbas) - Ansa / Vatican Media

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Riattivare il dialogo finalizzato al raggiungimento di due Stati. Statuto internazionalmente garantito per Gerusalemme. E lotta all’uso delle armi e a ogni forma di fanatismo e di fondamentalismo. Questi in sintesi i contenuti dei colloqui, definiti «cordiali», tra il Pape e il presidente palestinese Mahmoud Abbas (meglio conosciuto come Abu Mazen) e poi tra lo stesso Mazen e il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, accompagnato dall’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati.

Cinquanta minuti è durato il faccia a faccia con Francesco e, come informa una nota della Sala Stampa vaticana, «sono stati riconosciuti i buoni rapporti tra la Santa Sede e lo Stato di Palestina, e si sono affrontate questioni bilaterali di mutuo interesse». Inoltre, prosegue il comunicato, «si è riconosciuta la necessità di promuovere la fratellanza umana e la convivenza pacifica tra le varie fedi». Al centro dei colloqui anche la situazione della Terra Santa. «Circa il processo di pace tra Israeliani e Palestinesi – si legge infatti nel comunicato – ci si è soffermati sulla assoluta necessità di riattivare il dialogo diretto per raggiungere la soluzione dei due Stati, anche con l’aiuto di un più vigoroso impegno della Comunità internazionale. Infine, si è ribadito che Gerusalemme debba essere riconosciuta da tutti come luogo d’incontro e non di conflitto, e come il suo status debba preservare l’identità e il valore universale di Città santa per tutte e tre le religioni abramitiche, anche attraverso uno statuto speciale internazionalmente garantito». Il mezzo per raggiungere questi risultati, si fa intendere nelle ultime righe del testo è «l’urgenza di lavorare per la pace, evitando l’uso delle armi, e combattendo ogni forma di estremismo e di fondamentalismo».

Nel corso dell’udienza (sesta volta in Vaticano per Abu Mazen), che segue significativamente di qualche giorno quella al presidente Usa Joe Biden, c’è stato anche lo scambio di doni. Il Pontefice ha donato al presidente una fusione in bronzo raffigurante due mani che si stringono. Mahmoud Abbas ha ricambiato con un libro sulla Basilica della Natività, a Betlemme, e una rappresentazione della Grotta della Natività in ambra.

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