Usa e non solo: passioni giuste e sbagliate
venerdì 8 gennaio 2021

Viviamo sotto assedio. L’anno che ci siamo appena lasciati alle spalle ci ha rivelato una realtà che pensavamo possibile soltanto nei film apocalittici. Una pandemia. Un nemico invisibile chiamato Covid-19 che allungherà la sua mano anche dentro questo anno appena venuto al mondo. Ieri, come proveniente da un altro disaster movie, le immagini dell’assalto al Congresso americano, con morti e feriti.

Alla cabina di regia, per rimanere in tema cinematografico, un presidente che ha sfruttato dal primo giorno della sua candidatura, all’ultimo, si spera, della sua infelice vita politica il malessere che cova da più parti dentro il popolo americano. Lui, Donald Trump, ha soffiato sul fuoco, e il fuoco alla fine è divampato. Il Paese che per quasi un secolo è stato il grande esportatore di democrazia, quante volte abbiamo sentito questo refrain durante i tanti conflitti degli ultimi decenni, che viene messo in ginocchio al cospetto del mondo da un pezzo del suo stesso popolo. Gli Stati Uniti d’America. La nazione a cui anche noi, come tutti gli europei, tanto dobbiamo per averci liberato dal nazifascismo.

Un’era geologica fa. Oggi gli States vivono frontalmente il crepuscolo di un’era che li ha visti come protagonisti assoluti. Crepuscolo di speranze e valori, un crollo progressivo tutt’altro che imprevedibile, per un sistema che ha dominato pensando di poter surrogare nel consumismo i sentimenti fondamentali che fungono da collante in una società civile. La solidarietà sociale, l’inclusione, pari opportunità per tutti. I valori da cui partì il grande sogno, l’ american dream. Non è pessimismo, ma la parabola che tante vicende stanno disegnando ci racconta un futuro pieno di insidie.

La crisi economica strisciante si è trovata un alleato diabolico, il Covid-19, senza contare i tanti Trump in giro per il mondo che continuano imperterriti a soffiare sulla dilagante povertà, a raccontarla sempre e comunque in funzione di un nemico esterno da combattere, in difesa di una presunta supremazia di un popolo di fronte a un altro. Vivere sotto assedio. Con la consapevolezza che i grandi traguardi del Novecento, in termini di diritti e tutele, saranno sempre più messi in discussione, basta guardare le possibilità che avranno i nostri figli rispetto a quelle che abbiamo avuto noi per rendercene conto. Di fronte all’assedio, a chi si ostina con odio a dirci che il nemico è l’altro, il diverso, lo straniero, si può rispondere solo in un modo.

Tornando a essere artigiani e artisti, artigiani e artisti dell’incontro. Ritrovare quella passione avventuriera che fa degli altri il grande serbatoio da cui attingere nuove risorse, nuove conoscenze. Spingerci oltre, includendo, accogliendo. Con un sogno realizzabile: fare del mondo un unico luogo, dove diritti e doveri sono simili per tutti. Dove tutti hanno la possibilità di realizzarsi. È così che supereremo questo tramonto epocale.

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