martedì 6 ottobre 2009
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Giù il cap­pello davanti alle ragazze vincenti. Vincenti due volte di seguito. Giù il cappello e poche chiacchiere. Omaggio assoluto si deve, corale, orgoglioso alle nostre donne vincenti. Alla loro squadra vincente. Uno spettacolo bello. Le nostre pallavoliste ci hanno regalato una gioia. Semplice. Che fa sorridere. Come di rado capita in questo periodo sociale di canea, di smembramenti, di morsi. E di squadre che non funzionano granché. Anche in campo sportivo, quella del volley rosa è l’unica vittoria di squadra del 2009. Ci aspettiamo ora molto da Lippi e dai suoi. La vittoria in Polonia sulle temibili Olandesi volanti e battenti e schiaccianti si deve a un buon lavoro in Federazione. E a un buon lavoro sul campo. Si deve a ragazze ed ex- ragazze dure e tenaci. Una squadra meticcia. Come lo è l’Italia. Una squadra bella, come lo è, come lo può essere l’Italia. Le frustate della Piccinini, le battute di Tai Aguero, i muri della Gioli sono le immagini di una squadra che non molla e cerca unitissima la vittoria. E la trova. Vedendo il loro girotondo come sembra lontana l’Italia dei fumi e dei pasticci politici. Dei veleni sociali. Degli schiamazzi inutili. Che nitore di forza, di determinazione nel fare i conti con un ostacolo vero e pericoloso come le avversarie olandesi. Dispiace, ma è evidente la distanza tra un mondo come quello sportivo rappresentato da queste ragazze d’oro, volenterose e abili, e quello politico- culturale italiano, dove si deve registrare la prevalenza dell’ipocrisia, della furbizia, della mancanza di credibilità. Dispiace, ma è evidente la distanza tra la forza che si esprime in questa squadra che vince, che gioca bene, che punta a un risultato tuttaltro che facile, e le squadre politiche, sociali, culturali nostrane impegnate nella strana cupidigia di sbranarsi, di svilirsi. La bellezza di queste ragazze ­su cui pure troppo si insiste, come se di belle donne se ne vedesse solo in televisione, mentre per fortuna non è così ­è esaltata dall’aver compiuto l’impresa di squadra. E qui sta, se la si vuole vedere, l’indicazione che dallo sport ancora una volta ci arriva. La vittoria di squadra rende più belli tutti. Per quanto è bella la vittoria del singolo, dell’eroe, del campione, tanto è più esaltante e trascinante la vittoria di una squadra. E l’Italia ha bisogno oggi come mai di squadre che vincano. Misurandosi con problemi reali, non con i problemi spesso agitati ma non sostanziali. Squadre che vincano le sfide del Sud, ad esempio, così clamorosamente riscoperte in questi giorni. Squadre che affrontino le sfide dell’integrazione reale. Che sappiano andare unite contro i forti disagi di una gioventù che non è tesa al meglio, ma a campicchiare. Squadre che sfidino con animo vincente le grandi sfide dei proemi educativi. Le pallavoliste stanno facendo e bene il loro mestiere. Altre squadre invece ci pare stiano giocando male. E ognuno di noi può accorgersi meglio e con più senso di responsabilità di far parte di una squadra che ha di fronte a sé uno o più avversari da affrontare. Occorre che lo spirito gentile del volley, questa energia positiva che abbiamo visto perfezionare i colpi e le difese delle donne azzurre, sia tradotto e imitato. Come un vero e proprio patrimonio nazionale. O, se volete, come un estremo vaccino.
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