sabato 1 febbraio 2014
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Caro direttore,
questa volta Vittorio Sgarbi ha ragione: si fa venire dalla Olanda un quadro bellissimo del Vermeer ("La ragazza dall’orecchino"), si spendono soldi e nessuno si accorge che a Bologna, dove è allestita la mostra, ci sono opere d’arte di valore uguale se non superiore a quella dell’Olandese. Ma per far vedere queste ultime non ci sono mai i soldi! Accade invece che qualcuno come il sottoscritto, da solo, senza spendere un centesimo, riesca a coinvolgere decine di studenti liceali pr mostrare con diapositive e didascalie le bellezze del luogo dove vivono, in questo caso Rimini. A una simile operazione ho dato il titolo: «Rimini: piccola Atene». Però quanti, fra cento riminesi "doc", saprebbero dire dove siano in città le opere di Cagnacci, Trentanove, Carracci, Paolo Veronese, Bitino da Faenza? O ancora dove si trovino il quadro di santa Cecilia, quello di san Disma? Che fare, allora? Rimandare indietro Vermeer? No, ma decidiamoci a sfruttare a fondo le enormi giacenze di opere d’arte che già abbiamo! Coinvolgiamo gli studenti affinché siano essi a mostrarcele e torniamo a far sì che il nostro Paese, oggi così depresso, torni al suo vero e unico "oro bianco": la Cultura.
don Romano Nicolini, Rimini
Condivido tutto, ma proprio tutto della sua lettera, caro don Romano. L’ammirazione per tutto ciò che ci comunica bellezza, e la passione per tutto ciò che nei secoli i nostri "maggiori" hanno seminato nella sua Rimini come lungo l’intera Penisola a raccontare la straordinaria capacità di un popolo di artigiani e di piccoli e grandi artisti nell’accogliere e nell’esprimere il bello e lo spirituale. Una narrazione sviluppata con una intensità e una profondità davvero speciali e, per certi versi, uniche. Questo non significa, come anche lei dice assai bene, chiudere occhi e porte davanti a opere d’arte "straniere" (mi fa effetto usare questo aggettivo, perché niente di veramente bello e artistico e mai "straniero" a chi lo scopre e riesce a raggiungerlo, ad ammirarlo, a sentirlo...). Tantomeno può voler dire che di un quadro come il celebre "La ragazza con l’orecchino di perla" di Vemeer bisogna rinunciare a godere – per così dire – in stereofonia con ciò che la nostra terra stabilmente custodisce e propone. Purché, appunto, di... stereofonia si tratti! La fatica e la spesso ottusa e tirchia noncuranza con cui badiamo e offriamo l’immenso patrimonio culturale di cui disponiamo è stupefacente. Non è sempre e solo così, ma troppo spesso questa è la regola. E quando dico "tirchia noncuranza" non penso solo alla indisponibilità di fondi da spendere, anzi da investire, (che purtroppo c’è, e pesa), ma a certa propensione a lesinare tempo e competenza da dedicare – proprio come generosamente ha fatto e fa lei – ai più giovani (e non soltanto a loro) per trasmettere l’alfabeto e la geografia della bellezza italiana. Grazie per un impegno esemplare da uomo di Dio e di cultura, e un augurio sincero di essere sempre più ascoltato e "contagioso".
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