sabato 21 giugno 2025
C’è un’anima di Venezia che la rende quello che è, al di là dei miliardi, di Disneyland e dei giapponesi semprepresenti...
Uno striscione di protesta per il matrimonio miliardario dei Bezos

Uno striscione di protesta per il matrimonio miliardario dei Bezos - Reuters

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Ci può essere una terza via – e c’è su tutto, o quasi, ne converrete –, un modo di osservare in prospettiva, senza lasciarsi strappare via né dal pregiudizio né dal facile entusiasmo, in questa corsa a chi la spara più grossa sul matrimonio forse dell’anno, macché, del decennio, sì quel matrimonio lì, quello che chiuderà una città, anzi no una laguna, e la città sulla laguna per eccellenza, ecco.

Siam tutti veneziani, quando si tratta di andarci, a Venezia, anche in quelle gite toccata e fuga con le pizzette unte e i sandali da tedeschi ai piedi, orrore, siamo tutti veneziani anche quando denunciamo ciò che non ci piace, di questo turismo sempre e comunque, della città Disneyland e della paccottiglia cinese tra le calli, delle frotte di americani e giapponesi e dei vaporetti sui quali chi ci abita ancora, a Venezia – eroi del quotidiano – non riesce nemmeno a salirci.

Siam tutti veneziani – e Jeff Bezos ha diritto a esserlo anche lui, fosse pure solo per un’ora, un giorno o una vita intera insieme alla futura moglie Lauren, giornalista, conduttrice, contestatissima e inguainatissima passeggera nello spazio per un giorno – siam tutti veneziani, dicevamo, anche e soprattutto quando guardiamo a Venezia davvero come a qualcosa più di un fondale per il nostro selfie, per il nostro profilo Instagram, per il nostro matrimonio. Siam tutti veneziani anche per chi non l’ha vista mai, Venezia, e la sogna da lontano, un’altra terra, un’altra possibilità, un miraggio sulla laguna che da secoli respira apertura e dialogo e sguardo al mondo, in una dimensione che è quella di tutti e di ciascuno, dell’incontro e degli incroci di fratellanza e civiltà.

“Chiude” per tre giorni Venezia, dal 24 al 26, con il terzo uomo più ricco al mondo, lo sposo Bezos – a capo di Amazon e di troppe altre cose per citarle tutte – che ha blindato fino all’ultima suite, fino all’ultimo taxi per i suoi ospiti a cinque stelle e che forse nulla saprà dei “No space for Bezos” e dei “Yes Venice Can”, delle opposte fazioni divise tra indignazione e orgoglio, irritazione – anche in funzione anti-potentati, certo – e compiacenza – anche in funzione incassi, certo.

Chi sa solo del matrimonio di Bezos non sa nulla del matrimonio di Bezos, allo stesso modo di chi pensa che il calcio sia solo schemi e quinti di centrocampo, tattica e terzini invertiti. Siam tutti veneziani perché sappiamo che c’è un’anima, di Venezia, che ci guida comunque e può tenerci lontani dalle polarizzazioni, dai pregiudizi reciproci, farci convergere verso angoli meno spigolosi, legarci in quanto amanti di questa giostra colorata che però è ancora, strenuamente, intensamente comunità.

C’è un’anima di Venezia che la rende quello che è, al di là dei Bezos, dei miliardi, di Disneyland e dei giapponesi semprepresenti – preserviamoli, vi prego, i giapponesi, ché ad avercene di visitatori così cortesi, così genuinamente innamorati. C’è un’anima che ci attira tutti lì, che ce la fa vedere per quella che è, Venezia, in certe mattine di febbraio, nelle sere dolci di settembre, un’anima che stacca il film dal fondale, la giostra dal luna park, il matrimonio dal set di Hollywood, per restituircela integra e attenta, nella facciata di una chiesa, in quello sguardo cristiano sul mondo che la mantiene viva e familiare, oltre la chincaglieria e le suite e le pizzette unte, anche.

E allora basterebbe accorgersene di questa terza via, che non è cerchiobottismo né soluzione facile e scontata, ma voglia di amarla questa città, con le sue pecche, le sue contraddizioni, i suoi contorni certo spolpati eppure ammalianti, che ci attirano ancora, sempre, con quel qualcosa che va oltre il selfie, l’angolo instagrammabile, che sia contorniato dal lusso o dalla semplicità. E se qualcuno ha pensato di comprarsela, quell’anima, con i miliardi o un’amicizia potente, rischia di aver perso un’occasione, foss’anche se quell’occasione è il suo matrimonio.

Non sarà così, vogliamo immaginarlo, perché dai diamanti, lo sappiamo, non nasce niente, e invece dalle nozze nasce una famiglia, che è luogo di incontro e relazioni e dialogo per eccellenza, e anche questo è un messaggio che qualcosa lascia, in questo tempo in cui fatichiamo a guardarci negli occhi, a incontrarci e abitarci l’un l’altro.
Venezia è (anche) un sogno, si dice, una ricompensa, riposo per gli occhi dalle fatiche della vita. Auguri a Bezos, e alla sua Lauren, con l’auspicio che al mondo, oltre che un selfie, quella ricompensa, infine, arrivi davvero.

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